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capitolo nono | 491 |
superstizione, non ci fu mai la più contraria all’insegnamento della Chiesa. Essa accoglie, è vero, il reo cacciato violentemente dalla società e dalla vita; il suo ministro si mette tra il giudice e il carnefice; sì, tra il giudice e il carnefice, perchè ogni posto dove si possa santificare un’anima e consolarla, dove ci sia una repugnanza da vincere, una serie di sentimenti penosi che non finisca con una ricompensa temporale, è per un ministro della Chiesa il posto d’onore. Chi può dire quale sia l’angoscia d’un uomo che ha davanti agli occhi il patibolo, e nella coscienza la memoria del delitto — di colui che aspetta la morte, non per una nobile causa, ma per de’ tristi fatti — E la Chiesa trascurerebbe di render utile un tanto dolore all’infelice che è costretto a gustarlo! E ci sarebbe un caso in cui non avesse misericordia da promettere! in cui anch’essa abbandonasse un uomo! Essa gli apre le braccia; non dimentica che il Sangue di Gesù Cristo è stato sparso anche per lui; e fa di tutto perchè non sia stato per lui sparso invano. Ma la certezza, non la dà nè a lui, nè agli altri; e chi la prende, va direttamente contro il suo insegnamento.
CAPITOLO DECIMO
Je ne parlerai point du scandaleux trafic des indulgences, et du prix honteux que le pénitent payoit pour obtenir l’absolution du prêtre; le concile de Trente prit à tâche d’en diminuer l’abus: cependant encore aujourd’hui le prêtre vit des péchès du peuple et de ses terreurs; le pécheur moribond prodigue, pour payer des messes et des rosaires, l’argent qu’il a souvent rassemblé par des voies iniques; il appaise au prix de l’or sa conscience, et il établit aux yeux du vulgaire sa réputation de piété. Pag. 416-417.
Ammettiamo per ora il fatto (sul quale però ragioneremo in seguito), ammettiamolo riguardo al tempo presente, e all’Italia; giacchè estenderlo a tutti i tempi e a tutti i luoghi, sarebbe dire che la religione di Gesù Cristo non ha portato in terra, che un aumento di perversità e di superstizione: proposizione che sarebbe ancor più assurda che empia. E sarebbe oltrepassare la tesi dell’illustre autore, che vuol parlare degli effetti della religione cattolica solamente in Italia. Ammesso dunque per ora il fatto, supponiamo, affine di cavarne un resultato utile, e non un argomento di declamazione, che si desse a un uomo l’incarico di proporre i rimedi per un così tristo stato di cose.
Quali ricerche dovrà fare quest’uomo? La prima sarà senza dubbio d’informarsi se questa costumanza venga da una legge, o sia un abuso. So che questa distinzione è ricantata: ma bisogna pure riproporla ogni volta che è il mezzo di non fare di due questioni una sola, che è come cambiar due strade in un laberinto. Se si dirà che è effetto d’una legge, si dovrà allegarla: assunto impossibile e riconosciuto implicitamente falso dall’autore, il quale, rimproverando questa condotta all’Italia, in con-