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490 | osservazioni sulla morale cattolica |
moribondi. Nel che non c’è contradizione, ma prudenza e verità. I peccatori, tanto nell’uno che nell’altro stato, sono disposti a guardar fissamente una parte sola della questione: la Chiesa fa loro presente la parte che dimenticano. I primi sono pieni dell’idea della possibilità; ed è utile rappresentar loro la difficoltà; gli altri sono portati a veder questa sola così vivamente, che, per loro, uno de’ maggiori ostacoli al convertirsi è appunto il diffidare della misericordia di Dio.
Abbiamo parlato dell’insegnamento generale; e forse non si troverà un solo esempio di chi abbia nella Chiesa insegnato direttamente il contrario; ma la verità vuole che s’accenni il come l’errore è stato qualche volta indirettamente favorito.
Tra i molti inconvenienti dello spirito oratorio (come è inteso dai più), inconvenienti, per i quali è spesso in opposizione con la logica e con la morale, uno de’ più comuni è quello d’esagerare o il bene o il male d’una cosa, dimenticando il legame che essa ha con dell’altre: si viene così a indebolire un complesso di verità, e a sostituire un errore a quella medesima che si vuole ingrandire. Un tale spirito, che piace a molti i quali vedono potenza d’ingegno dove non c’è altro che debolezza e impotenza d’abbracciare tutte le relazioni importanti d’un oggetto, un tale spirito ha traviato alcuni, i quali, per magnificare qualche pratica religiosa, sono arrivati a attribuirle la facoltà d’assicurare a’ peccatori la conversione in punto di morte. Assunto falso e pernizioso, gioco d’eloquenza male a proposito chiamata popolare, perchè popolari s’hanno a dire quelle cose che tendono a illuminare e a perfezionare il popolo, non a fomentare le sue passioni e i suoi pregiudizi. È bensì vero che coloro i quali s’abbandonarono qualche volta a questa miserabile intemperanza d’ingegno, non mancarono per lo più di mischiarci de’ correttivi; ma questo metodo attesta il male senza levarne le conseguenze; giacchè l’egro fanciullo, al quale credono così a torto di presentare una medicina, è troppo inclinato a lambire il mele che copre gli orli del vaso, e a lasciar l’assenzio salutare. Ma s’osservi che questi pochi, oltre all’essere stati sempre contradetti, o direttamente o implicitamente, dagli altri, venivano a essere in contradizione anche con sè stessi, essendo tutto il loro insegnamento incompatibile con questa loro particolare dottrina; giacchè, se avessero seriamente tenuta questa, e l’avessero applicata a tutti i casi, non avrebbero potuto più predicare il Vangelo: esso diventava inutile. Si può sperare che, a’ nostri giorni, questo disordine sia quasi del tutto cessato.
Per mostrare l’effetto dell’abitudine di non considerare che la morte del peccatore, adduce l’autore una prova di fatto, che riferiamo con le sue parole. «La funeste influence de cette doctrine se fait sentir en Italie d’une manière éclatante toutes les fois que quelque grand criminel est condamné à un supplice capital. La solennité du jugement et la certitude de la peine, frappent toujours le plus endurci, de terreur, puis de repentir. Aucun incendiaire, aucun brigand, aucun empoisonneur ne monte sur l’échafaud sans avoir fait, avec une componction profonde, une bonne confession, une bonne communion, sans faire ensuite une bonne mort; son confesseur déclare sa ferme confiance que l’âme du pénitent a déjà pris son chemin vers le ciel, et la populace se dispute au pied de l’échafaud les reliques du nouveau saint, du nouveau martyr, dont les crimes l’avoient peut-être glacée d’effroi pendant des années.»
Di quest’uso stranissimo io non avevo mai sentito parlare prima di legger questo passo; ma, essendo lontano dal dare la mia ignoranza per risposta a un asserto, me ne rimetto a quelli che conoscono meglio di me le circostanze di questa Italia. Il fatto è de’ più facili a chiarirsi.
Osservo però in massima, che, in qualunque parte possa esistere questa