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capitolo nono 487

creare una sorgente d’errori peggiori e certi e universali. Il solo mezzo, per conseguenza, di diminuire quelli che ci possono essere, è di diffondere, di studiare e d’amare quella religione che comanda la virtù e l’insegna, e che indica e apre tutte le strade che conducono ad essa. Ricorrendo un momento col pensiero al complesso delle massime di questa religione, si vede in che profondo d’ignoranza, d’obblio o d’accecamento deva esser caduto un uomo, per viver male, con la presunzione di pentirsi quando gli piaccia. Non basta far violenza alla Scrittura e alla tradizione, per tirarle a favorire una tal presunzione. Bisogna assolutamente prescindere dall’una e dall’altra, dimenticarle: l’una e l’altra la combattono sempre, la maledicono sempre. Appena un uomo s’avvicina ad esse con l’intelletto e col core, sente immediatamente che non c’è fiducia se non nell’impiegare secondo la legge di Dio ognuno di que’ momenti, de’ quali tutti si darà conto a Dio; che non ce n’è in tutta la vita uno solo per il peccato; che è sempre di somma necessità «il camminar cautamente, non da stolti, ma da prudenti, ricomperando il tempo1;» che l’unica condotta ragionevole «è di studiarsi di render certa la propria vocazione ed elezione con l’opere bone2


III.


Dell’insegnamento


Il clero non insegna la dottrina falsa — non dissimula la vera.

Ognuno vede che i documenti sono troppo voluminosi per essere portati in giudizio; ma si possono francamente chiamare in testimonio tutte l’istruzioni del clero, tutte le prediche, tutti i libri ascetici, meno alcune rarissime eccezioni che accenneremo più tardi. Trascriviamo qui alcuni passi di tre uomini celebri, per saggio dell’insegnamento in questa materia.

«Mais serons-nous fort contens d’une pénitence commencée à l’agonie, qui n’aura jamais été éprouvée, dont jamais on n’aura vis aucun fruit; d’une pénitence imparfaite, d’une pénitence nulle, douteuse, si vous le voulez; sans forces, sans réflexions, sans loisir pour en réparer les défauts?3.

«Ils meurent, ces pécheurs invétérés, comme ils ont vécu. Ils ont vécu dans le péchè, et ils meurent dans le péchè. Ils ont vécu dans la haine de Dieu, et ils meurent dans la haine de Dieu. Ils ont vécu en payens, et ils meurent en réprouvés: voilà ce que l’espérience nous apprend.... De prétendre que des habitudes contractées durant toute la vie, se détruisent aux approches de la mort, et que dans un moment on se fasse alors un autre esprit, un autre coeur, une autre volonté, c’est, chrétiens, la plus grossière de toutes les erreurs.... De tous les tems celui où la vraie pénitence est plus difficile, c’est le tems de la mort.... Le tems de le chercher ce Dieu de miséricorde, c’est la vie; le tems de le trouver, c’est la mort....4.

  1. Videte itaque, fratres, quomodo caute ambuletis; non quasi insipientes, sed ut sapientes; redimentes tempus… Ad Eph, V, 15, 16.
  2. Quapropter, fratres, magis sat agite, ut per bona opera certam vestram vocationem et electionem faciatis. II Petr. I, 10.
  3. Bossuet, Oraison funèbre d’Anne de Gonzague.
  4. Bourdaloue, Sermon pour le lundi de la 2.e semaine du Carême, sur l’impénitence finale.