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468 | osservazioni sulla morale cattolica |
incredibili commesse senza un forte impulso; si vedono principi senza fanatismo secondare il trasporto del popolo per i supplizi, non per timore, non per ira, ma direi quasi per indifferenza; perchè la morte crudele di migliaia d’uomini non era forse un oggetto che meritasse un lungo esame. Non si fa torto a supporre quest’animo a quelli che facevano scannare migliaia di schiavi per una festa.
La famosa lettera di Plinio a Traiano, e la risposta di questo, sono un esempio notabile d’un tale spirito del gentilesimo. Plinio, legato propretore in Bitinia, consulta l’imperatore sulla causa de’ cristiani, espone la sua condotta antecedente, parla d’una lettera cieca, per mezzo della quale n’ha scoperti alcuni, e chiede istruzioni. L’imperatore approva la condotta del legato, proibisce di far ricerca de’ cristiani, e prescrive di punirli se sono denunziati e convinti; a quelli che neghino d’esserlo, e diano di ciò la prova di fatto, adorando gli dei, vuole che si perdoni, in grazia del pentimento. Finalmente ordina che, delle accuse anonime, non si faccia caso per nessun delitto; essendo, dice, cosa di pessimo esempio, e indegna del nostro secolo1. Ma, in fatto di barbarie, qual cosa mai poteva esser indegna d’un secolo in cui un magistrato, celebre per coltura d’ingegno e per dolcezza di carattere, domanda per sua regola, se è il nome solo di cristiano che s’abbia a punire, quantunque senza alcun delitto, o i delitti che porta con sè questo nome; se si deva far distinzione d’età, o trattare ugualmente i fanciulli, per quanto teneri siano, e gli adulti? d’un secolo in cui quest’uomo racconta d’aver fatti condurre al supplizio quelli che, denunziati a lui come cristiani, erano stati duri per tre volte nel confessarsi tali; non dubitando, dice, che, qualunque fosse la cosa che confessavano, la loro inflessibile ostinazione dovesse esser punita? E raccontando poi che altri, i quali dissero d’essere stati cristiani, ma di non esserlo più, e maledissero il Cristo, e adorarono l’immagine dell’imperatore e i simulacri degli dei, affermavano però, che, col professar quella fede, non s’erano impegnati a veruna cosa iniqua, ma, anzi, a non commetter mai nè furti, nè latrocini, nè adultèri, a non mancar di fede, a non negare il deposito; non lascia vedere la più piccola inquietudine per quegli ostinati che aveva fatti morire2? Qual cosa poteva essere indegna d’un secolo in cui un principe più celebre ancora, e celebre per sapienza e per mansuetudine, non trova che dire a de’ giudizi di questa sorte? e senza farsi carico de’ dubbi del magistrato, e riguardo all’età degli accusati, e intorno a ciò che costituisca il delitto, gli rimanda per unica spiegazione la parola Cristiani; e proibisce che se ne faccia ricerca, prescrivendo insieme, che, scoperti, si puniscano, qualunque poi sia per essere la pena? E s’è visto qual’era quella che il magistrato ordinava. Ma che
- ↑ Actum quem debuisti, mi Secunde, in excutiendis causis eorum, qui Christiani ad te delati fuerant, secutus es. Neque enim in universum aliquid quod quasi certam formam habeat constitui potest. Conquirendi non sunt, si deferantur et arguantur, puniendi sunt; ita tamen, ut qui negaverit se Christianum esse, idque re ipsa manifestum fecerit, id est supplicando diis nostris, quamvis suspectus in praeteritum fuerit, veniam ex poenitentia impetret. Sine auctore vero propositi libelli nullo crimine locum habere debent; nam et pessimi exempli, nec nostri saeculi est. Traianus Plinio, in Plin. Epist. X, 98.
- ↑ Nec mediocriter haesitavi, sit ne aliquod discrimen aetatum, an quamlibet teneri nihil a robustioribus differant.... nomen ipsum, etiam si flagitiis careat, aut flagitia cohoerentia nomini puniantur. — Confidentes iterum ac tertio interrogavi, supplicium minatus: perseverantes duci jussi. Neque enim dubitabam, qualecumque esset quod faterentur, pertinaciam certe et inflexibilem obstinationem debere puniri. – Alii, ab indice nominati, esse se Christianos dixerunt, et mox negaverunt: fuisse quidem, sed desiisse.... Omnes et imaginem tuam, Deorumque simulacra venerati sunt: ii et Christo maledixerunt. Affirmabant autem... se sacramento non in scelus aliquod obstringere, sed ne furta, ne latrocinia, ne adulteria committerent, ne fidem fallerent, ne depositum appellati abnegarent. Plinius Traiano Epist. X, 97