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466 osservazioni sulla morale cattolica

questa maschera; gli hanno costretti a cercare i loro sofismi in ogni altro principio, che in quello della religione; gli hanno costretti a ricorrere alle ragioni di convenienza, d’utilità politica, d’impossibilità di stare esattamente alla legge divina; gli hanno costretti a parlare de’ gran mali che sarebbero venuti, se gli uomini fossero stati giusti, a dire ch’era necessario opprimer gli uomini crudelmente, perchè altrimenti diveniva impossibile l’opprimerli.

Un solo ecclesiastico disonorò il suo ministero, eccitando i suoi concittadini al sangue; e fu il troppo noto Valverde. Ma, esaminando la sua condotta, come è descritta dal Robertson, si vede chiaro al mio parere, che costui era mosso da tutt’altro che dal fanatismo religioso. Pizarro aveva formato il perfido disegno d’impadronirsi dell’Inca Atahualpa, per dominare nel Perù, e per saziarsi d’oro. Adescato con pretesti di amicizia l’Inca a un abboccamento, questo si risolvette in un’allocuzione del Valverde, nella quale i misteri e la storia della santa e pura religione di Cristo non erano esposti che per venire all’assurda conseguenza, che l’Inca doveva sottomettersi al re di Castiglia, come a suo legittimo sovrano. La risposta e il contegno di Atahualpa servirono di pretesto al Valverde per chiamare gli Spagnoli contro i Peruviani. «Il Pizarro» cito ancora il Robertson, «che nel corso di questa lunga conferenza aveva con difficoltà trattenuti i soldati impazienti d’impadronirsi delle ricche spoglie ch’essi vedevano allora sì da vicino, diede il segno all’assalto.» Il Pizarro stesso, ch’era venuto a quel fine, fece prigioniero l’Inca; il quale poi, con un processo atrocemente stolto, fu condannato a morte; e il Valverde commise anche il delitto d’autorizzare la sentenza con la sua firma. Ora, chi non vede che a degli uomini deliberati a un’azione ingiusta, a degli uomini forti contro uomini ricchi, ogni pretesto era bono? che il Valverde stesso fu istrumento orribile, ma non motore dell’ingiustizia? che la sua condotta svela piuttosto la bassa connivenza all’ambizione e all’avarizia di Pizarro, che il fanatismo religioso? Il solo bon senso fa vedere che non è nella natura, dell’uomo, per quanto sia fanatico, il concepire un odio violento contro degli uomini che non professano il cristianesimo, perchè l’ignorano. Di fatti, se la disposizione degli ecclesiastici spagnoli era tale che dalla religione dovessero ricevere impulsi di questa sorte, perché tutti gli altri parlarono e operarono non solo diversamente, ma all’opposto? E se la condotta del Valverde era conforme al modo di sentire de’ suoi concittadini in fatto di religione, perchè è stata censurata da tutti i loro storici, come osserva il Robertson?

Del resto, la religione oltraggiata dal Valverde è stata ben vendicata, non solo da quasi tutti gli ecclasiastici delle diverso spedizioni, ma anche da quelle migliaia di missionari che, portando la fede ai selvaggi e agl’infedeli d’ogni sorte, ci andarono e ci vanno senza soldati, senz’armi, come agnelli tra i lupi1, e col core diviso tra due sole passioni, quella di condurre molti alla salute, e quella del martirio.

Se il rappresentare l’intolleranza persecutrice come una conseguenza dello spirito del cristianesimo, è una calunnia smentita dalla dottrina della Chiesa, è una singolare ingiustizia il rappresentarla come un vizio particolare ai cristiani. Erano le verità cristiane che rendevano intolleranti gli imperatori gentili? Sano esse che hanno creata quella crudeltà senza contrasto e senza rimorso, che sparse il sangue di tanti milioni, non dirò di innocenti, ma d’uomini che portavano la virtù al più alto

  1. Ecce ego mitto vos sicut agnos inter lupos. Luc. X, 3.