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464 osservazioni sulla morale cattolica

per conservarla con gli uomini, che amarli e morire? convien dire che questa dottrina sia ben concorde con sè stessa, e ben chiara agl’intelletti cristiani, poichè i fanciulli stessi la trovavano intelligibile: fedeli agli ammaestramenti delle madri, sorridevano ai carnefici; quelli che sorgevano imitavano quelli ch’erano caduti prima di loro; primizie de’ santi, fiori rinascenti sotto la falce del mietitore.

Ma la storia del cristianesimo non ha forse esempi d’odî e di guerre? Ne ha pur troppo; ma bisogna chieder conto a una dottrina delle conseguenze legittime che si cavano da essa, e non di quelle che le passioni ne possono dedurre. Questo principio, vero in tutti i tempi, si può ai nostri giorni allegarlo con maggior fiducia d’essere ascoltati, dacchè molti di quelli che lo contrastavano alla religione sono stati costretti a invocarlo per altre dottrine. La memorabile epoca storica nella quale ci troviamo ancora, si distingue per il ritrovamento, per la diffusione e per la ricapitolazione d’alcuni principi politici, e per gli sforzi fatti affine di metterli in esecuzione; da ciò sono venuti dei mali gravissimi; i nemici di que princìpi pretendono che i princìpi ne siano stati la cagione, e che siano, per conseguenza, da rigettarsi. A questo i loro sostenitori vanno rispondendo che è cosa assurda e ingiusta proscrivere le verità, per l’abuso che gli uomini ne hanno potuto fare; che, lasciando di promulgarle e di stabilirle, non si leveranno però dal mondo le passioni; che, mantenendo gli uomini in errori, si lascia viva una cagione ben più certa e diretta di calamità e d’ingiustizie; che gli uomini non diventano migliori, nè più umani, con l’avere opinioni false. La Saint-Barthélemy n’a pas fait proscrire le catholicisme, ha detto a questo proposito un celebrato ingegno1; e certo nessuna conseguenza sarebbe stata più stolta e ingiusta. La memoria di quell’atrocissima notte dovrebbe servire a far proscrivere l’ambizione e lo spirito fazioso, l’abuso del potere e l’insubordinazione alle leggi, l’orribile e stolta politica che insegna a violare a ogni passo la giustizia per ottenere qualche vantaggio, e quando poi queste violazioni accumulate abbiano condotto un gravissimo pericolo, insegna che tutto è lecito per salvar tutto; a far proscrivere l’insidie e le frodi, le provocazioni e i rancori, l’avidità della potenza che fa tutto tramare e tutto osare, e l’ingiusto amore della vita che fa sorpassare ogni legge per conservarla; perchè queste e altre simili furono le vere cagioni della strage; per cui quella notte è infame.

Quando, all’opposto, ci trovano nella storia esempi d’influenza benefica e misericordiosa della dottrina cattolica, non c’è bisogno di ricercare come mai, per quali giri di ragionamenti, per quali singolari disposizioni degli animi, i suoi seguaci siano arrivati a trovare in essa tali consigli, a riceverne tali impulsi. È evidentemente una causa che produce il suo effetto proprio. In tempi di violente provocazioni e di feroci vendette, s’alza una voce a proclamare la tregua di Dio: è la voce del Vangelo; e sona per la bocca de’ vescovi e de’ preti. Sant’Ambrogio spezza e vende i vasi sacri per riscattare gli schiavi illirici, la più parte Ariani: san Martino di Tours intercede per i Priscillianisti presso Massimo imperatore in una parte dell’occidente; e considera come scomunicato Itacio e gli altri vescovi che l’avevano mosso a infierire contro di quelli: sant’Agostino supplica il proconsole d’Africa per i Donatisti, dai quali ognuno sa che travaglio avesse la Chiesa. Non avere a sdegno, dice, che imploriamo da te la vita di

  1. Considérations sur la révolution françoise, par Mad. de Stael. Tom. III, pag. 382.