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460 osservazioni sulla morale cattolica

CAPITOLO SETTIMO


DEGLI ODÎ RELIGIOSI.


Les casuistes présentèrent a l’exécration des hommes, au premier rang entre les plus coupables, les hérétiques, les schismatiques, les blasphémateurs. Quelque fois ils réussirent à allumer contre eux la haine la plus violente... Pag. 111.


Certo, ci sono poche cose elle corrompano tanto un popolo, quanto l’abitudine dell’odio: così questo sentimento non fosse fomentato perpetuamente da quasi tutto ciò che ha qualche potere sulle menti e sugli animi. L’interesse, l’opinione, i pregiudizi, le verità stesse, tutto diventa agli uomini un’opportunità per odiarsi a vicenda: appena si trova alcuno che non porti nel core l’avversione e il disprezzo per delle classi intere de’ suoi fratelli: appena può accadere ad alcuno una sventura che non sia cagione di gioia per altri; e spesso non per alcun utile che ne venga loro, ma per un interesse ancora più basso, quello dell’odio. Confesso di veder con maraviglia messi tra i pervertitori d’una nazione, in questo senso, e come in capo di lista, i casisti, ai quali finora non avevo sentito dare altro carico, che di voler giustificare quasi ogni opera e ogni persona, che d’insegnare a non odiare nemmeno il vizio.

Ma siano i casisti, o sia qualunque si voglia, che ispiri agli uomini odio contro i loro fratelli, li fa essere omicidi1; va direttamente contro il secondo precetto, che è simile al primo, che non ne ha alcun altro sopra di sè2; va direttamente contro l’insegnamento perpetuo della Chiesa, che non ha mai lasciato di predicare che il segno di vita è l’amare i fratelli3.

Sia però lecito d’osservare che, tra le cagioni che possono aver cambiato il carattere degli Italiani, questa, se ci fu, deve aver certamente operato assai poco; giacchè non c’è forse nazione cristiana dove i sentimenti d’antipatia col pretesto della religione abbiano avuto meno occasione di nascere e d’influire sulla condotta degli uomini. In verità, riguardando a questa parte della storia, noi troviamo piuttosto da piangere su quella Francia e su quella Germania che ci vengono opposte. Ah! tra gli orribili rancori che hanno diviso l’Italiano dall’Italiano, questo almeno non si conosce; le passioni che ci hanno resi nemici non hanno almeno potuto nascondersi dietro il velo del santuario. Pur troppo noi troviamo a ogni passo nei nostri annali le nemicizie trasmesse da una generazione all’altra per miserabili interessi, e la vendetta anteposta alla sicurezza propria; ci troviamo a ogni passo due parti della stessa nazione disputarsi accanitamente un dominio e de’ vantaggi, i quali, per un grand’esempio, non sono rimasti nè all’una nè all’altra; ci troviamo la

  1. Omnis qui odit fratrem suum homicida est. Ioan. Epist. I, III, 15.
  2. Secundum autem (mandatum) simile est illi: Diliges proximum tuum tamquam te ipsum. Maius horum aliud mandatum non est. Marc. XII, 31.
  3. Nos scimus quoniam translati sumus de morte ad vitam, quoniam diligimus fratres. Ioan. Epist. I, III, 14.