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444 | osservazioni sulla morale cattolica |
ogni caso la risoluzione più ragionevole e più utile; dovrà rispondere: la più onesta e la più generosa.
Troviamo qui l’occasione d’osservar di passaggio quanto sia inconsistente la distinzione che alcuni credono di poter fare tra la morale del Vangelo, per la quale professano ammirazione, non che stima, e i dommi del Vangelo, che dicono opposti alla ragione; come se queste fossero nel Vangelo due dottrine estranee l’una all’altra. E ci sono in vece essenzialmente e perpetuamente connesse; a segno che non ci si trova quasi un insegnamento morale del Redentore, che non sia confermato da Lui con un insegnamento morale del Redentore, che non sia confermato da Lui con un insegnamento dommatico, dal suo primo discorso alle turbe, nel quale dice beati i poveri di spirito, perchè di questi è il regno de’ cieli1, fino a quello che precedette di due giorni la celebrazione della sua ultima pasqua, e nel quale fonda il precetto dell’opere della misericordia sulla rivelazione della sua futura venuta a giudicar tutti gli uomini2. È quindi facile il vedere che quella distinzione implica una supposizione affatto assurda, come è quella d’una dottrina, nella quale la verità sia, non già mescolata accidentalmente col falso, ma fondata interamente sul falso. E non già una qualche verità sparsa, staccata, secondaria; ma un complesso compito e perfettamente consentaneo di verità regolatrici di tutti gli affetti dell’animo, di tutte le determinazioni della volontà, in qualunque condizione della vita umana. Supposizione, ripeto, assurda non meno che empia, d’un maestro sempre sapiente ne’ precetti, e sempre fallace ne’ motivi, il quale, in una norma del credere, indegna dell’assentimento della ragione, abbia ritrovata una norma del volere e dell’operare, che la ragione medesima deva poi riconoscere superiore a qualunque sua speculazione, come fa quando l’ammira, senza poterla rivendicar come sua, col darle, di suo, un diverso fondamento.
Infatti dond’è, donde poteva essere ricavata l’idea di perfezione proposta agli uomini nel Vangelo, se non dall’esemplare del Dio perfetto, che nessuno ha mai veduto, e che fu rivelato dal Figlio unigenito, che è nel seno del Padre3? Chi poteva dir loro: Siate perfetti, se non Quello che poteva aggiungere: come è perfetto il vostro Padre che è ne’ cieli4? Qual maestro avrebbe insegnato a’ suoi discepoli, a tutti quelli che fossero per credere in lui fino alla fine de’ secoli, a esser tutti una sola cosa, se non Quello che all’inaudito insegnamento poteva aggiungere quell’ineffabile esempio: come, o Padre, una sola cosa siamo noi5? E i mezzi d’eseguire una tal legge, donde potevano venire se non dall’onnipotenza del Legislatore medesimo? Chi poteva esigere dall’uomo la forza di superare tutte le tendenze contrarie, se non Chi gliela poteva promettere, dicendo: Chiedete e vi sarà dato6? Chi la forza di sostenere per la giustizia tutte le violenze di cui è capace il mondo, se non Chi poteva dire: Io ho vinto il mondo? Chi la forza più mirabile ancora, di sostenerle in pace, se non Chi poteva dire: Questa pace l’avrete in me7? E donde
- ↑ Beati pauperes spiritu, quoniam ipsorum est regnum coelorum., Matth. V, 3
- ↑ Cum autem venerit Filius hominis in maiestate sua, et omnes angeli cum eo, tunc, sedebit super sedem maiestatis suae...., Ibid. XXV, 31 et seq.
- ↑ Deum nemo vidit unquam: unigenitus Filius, qui est in sinu Patris, ipse enarravit., Ioan. I, 18.
- ↑ Estote ergo vos perfecti, sicut et Pater vester coelestis perfectus est., Matth. V, 48.
- ↑ Ut sint uni, sicut et nos unum sumus., Ioan. XVII, 22
- ↑ Petite, et dabitur vobis., Luc. XI, 9.
- ↑ Haec locutus sum vobis, ut in me pacem habeatis. In mundo pressuram habebitis; sed confidite, ego vici mundum., Ioan. XVI, 33.