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Servitori senza livrea. E appunto perché lo sono stato anch’io, e vedo che miseria è, non potevo sopportare che un uomo come voi continuasse a esserlo.
Avete detto che studieremo insieme. È la condizione sine qua non, vedete! Mi ci metto, parte per amore, parte per forza; ma voglio essere aiutato.
Vi sto mallevadore che presto m’avrete a aiutare.
E voi, disse poi rivolgendosi a me: codesto ostinato silenzio non ci leva però la speranza che siate per prender parte, e una parte più attiva, anche a questo nostro novo studio.
«Io canuto spettacolo?» risposi: Oportet studuisse. Però, meglio tardi che mai. E del non aver parlato, m’avete a lodare, perché fu per potervi stare attento bene. Anzi, ripresi, fatemi un po’ vedere a che pagina si trova il passo che ci avete letto; perché m’ha fatta impressione.
Ecco qui, disse, presentandomi il volume, ch’era ancora aperto sul tavolino: pagina 500.
Dopo di ciò mi congedai, allegando una faccenda che non soffriva ritardo. Ed era quella di mettere in carta le cose che avevo sentite; ché la memoria aveva un bel da fare a tenerle insieme. E l’accorto lettore avrà certamente indovinato che l’aver voluto sapere il numero della pagina, fu per poter trascrivere il passo esattamente, e non risicare di commettere delle infedeltà, di cui potessi esser convinto.