MARTINO introdotto da ARVINO E DETTI.
(ARVINO si ritira)
carlo.
Tu se’ latino, e qui? tu nel mio campo,
Illeso, inosservato?
martino.
Inclita speme
Dell’ovil santo e del Pastor, ti veggo;
E de’ miei stenti e de’ perigli è questa
Ampia mercé; ma non è sola. Eletto
A strugger gli empi! ad insegnarti io vengo
La via.
carlo.
Qual via?
martino.
Quella ch’io feci.
carlo.
E come
Giungesti a noi? Chi se’? Donde l’ardito
Pensier ti venne?
martino.
All’ordin sacro ascritto
De’ diaconi io son: Ravenna il giorno
Mi dié: Leone, il suo Pastor, m’invia.
Vanne, ei mi disse, al salvator di Roma;
Trovalo: Iddio sia teco; e s’Ei di tanto
Ti degna, al re sii scorta; a lui di Roma
Presenta il pianto, e d’Adrian.
carlo.
Tu vedi
Il suo legato.
pietro.
Ch’io la man ti stringa,
Prode concittadino: a noi tu giungi
Angel di gioia.