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che, quanto più quest’ingegno s’innalza, per veder molto, tanto più gli oggetti gli svaniscono davanti; quanto più si profonda, per cercare i fondamenti del sapere, tanto più s’inabissa in un voto; che non può uscire da errori volgari, se non per smarrirsi in illusioni scientifiche. E qui, oh che consolante differenza troverete nello studio che vi propongo! E potete ben pensare che, dicendo: consolante, intendo una cosa che non appaghi il desiderio, se non soddisfacendo la ragione. Qui sentirete, a ogni passo, rassodarvisi il terreno sotto i piedi; qui il salire vi procaccerà un vedere tanto più fermo, quanto più esteso; qui, condotti sempre dall’osservazione, richiamati sempre alla vostra propria testimonianza, troverete alla fine, nelle formole più astruse al primo sguardo, il sunto di ciò che ognuno o crede abitualmente, o abitualmente sottintende. Chè uno de’ grandi effetti di questa filosofia è appunto di mantenere e di rivendicare all’umanità il possesso di quelle verità che sono come il suo natural patrimonio, contro de’ sistemi, i quali, se non riescono a levarle affatto nemmeno dalle menti de’ loro seguaci, fanno che ci rimangano come contradizioni. Qui vi rallegrerete di sentire un vero rispetto per l’intelligenza umana, una fondata fiducia nella ragione umana, riconoscendo bensì come l’una e l’altra sia limitata nella cognizione della verità, ma sentendovi sicuri che non sono, nè possono essere condannate a errori fatali; anzi ricavando questa sicurezza anche da quel riconoscimento; giacchè i limiti attestano il possesso, col circoscriverlo. Un vero e alto rispetto, dico, per l’intelligenza e per la ragione comune, impresse, da una bontà onnipotente, in tutti gli uomini; e in paragone delle quali, la superiorità degl’ingegni più elevati, è come l’altezze de’ monti, in paragone della profondità della terra. E non c’è scapito se, scemando un poco l’ammirazione per alcuni, cresce la stima per tutti.
V’avrò a chiedere una spiegazione; ma ora andate avanti.
Dite pure: già è tutto un discorrere. Sulla nostra questione, mi pare che siamo rimasti d’accordo. Ma avendo, per risolverla, dovuto ricorrere a una filosofia, ci siamo trovati....
Così a caso, senza premeditazione, senza avvedercene nessuno di noi; non è vero? Chi non vi conoscesse!
Mi fate ridere. Ci siamo, dico, trovati a dover pure toccare una parola di questa filosofia. Ma è un parlarne dal di fuori, come vedete. È un chiacchierare che fo intorno all’assunto e al metodo di essa, e agli effetti che mi pare che se ne devano sperare; ben lontano dalla pretensione d’esporvela, e volendo solamente farvi nascere il desiderio di conoscerla da voi. Sicchè non c’è in queste chiacchiere nessun ordine obbligatorio; e si può quindi, senza inconveniente, saltare da quella parte che par meglio.
No, no: utere sorte tua; dite ora ciò che avete fissato di dire. La spiegazione verrà con comodo.