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Vedrete donde mi veniva quella sicurezza che v’è parsa, e vi doveva parere insolita, e un po’ strana; quel farmi un divertimento delle vostre obiezioni, quel lasciarvi correre, vedendo il passo dove avreste inciampato. Era un vantaggio accattato, e che deve cessare. Avete a leggere; lo richiedo, lo voglio: come amico, ho il diritto di non rimanervi superiore, quando Dio non m’ha fatto tale. E v’avverto che quel volume ha un inconveniente prezioso, che è di non poter esser letto senza quelli che lo precedono. In quanto poi al leggere quelli che seguono, e sono un’esposizione e un applicazione sempre più vasta, e sempre mirabilmente consentanea, dello stesso principio; e in quanto all’aspettare, con una santa impazienza, gli altri che, spero in Dio, seguiranno, è una cosa che verrà da sè, se il primo leggere sarà stato, come dev’essere, studiare. E vi posso predire ugualmente, che questo studio vi farà trovare un interesse affatto novo, e una nova inaspettata facilitazione nell’esame de’ diversi e più celebri sistemi filosofici. Chè, vedendoli interrogati, dirò così, a uno a uno, intorno a una stessa e primaria questione, esaminati sotto i più vari aspetti, ma con un solo e supremo criterio, sarete e guidati continuamente dall’unità dell’osservazione, e continuamente eccitati dall’unità dello scopo; e vi troverete spesso, con gioconda sorpresa, innalzati a giudicare ciò che prima poteva parervi arduo ad intendere. Vedrete allora, più chiaramente che mai, la doppia cagione della sorte, strana a prima vista, di que’ sistemi; cioè d’essere e riguardati, la più parte, come insigni e rari monumenti dell’ingegno umano, e abbandonati. Chè l’applicazione di quel criterio medesimo vi farà, da una parte, conoscere in un modo novo, e per impensate relazioni, l’evidenza, l’importanza, l’elevatezza di tante verità messe in luce nella più parte di que’ sistemi, e apprezzar così, con una più fondata ammirazione, l’acume e il vigore degl’ingegni che seppero arrivare ad esse, per strade o sconosciute o anche opposte a quelle che si seguivano al loro tempo; e vi farà, dell’altra parte, riconoscere nell’assunto speciale di ciascheduno di que’ sistemi, o la negazione implicita e, più o meno, remota, o, ciò che in ultimo torna al medesimo, la trascuranza o il riconoscimento inadeguato e incostante d’una verità suprema. Cagioni che fanno andar a terra i sistemi fondati sopra un principio arbitrario, anche senza essere distintamente conosciute; giacchè ogni principio arbitrario o, per parlar più precisamente, ogni placito arbitrario presentato in forma, di principio, include bensì una serie indefinita di conseguenze, ma una serie più o meno limitata di conseguenze speciose; dimanierachè si fa scorgere per quello che è, per mezzo del falso manifesto de’ risultati, anche prima che venga chi sappia scoprire il falso latente dell’origine. E in quanto ad alcuni sistemi che non sono de’ meno celebri, quantunque siano i meno ingegnosi, e che dovettero il loro trionfo temporario all’esser venuti dopo un progressivo decadimento della filosofia, e all’aver trovate le menti indifese; e l’arte principale de’ quali consistette, non tanto nel trovare soluzioni speciose ai sommi problemi della scienza, quanto nel lasciarli da una parte; non vi riuscirà meno interessante, nè meno istruttivo spettacolo il vedere come questa filosofia, osservando dall’alto il loro cammin vago, li richiama ogni momento a que’ problemi medesimi, e pare che dica a ciascheduno, come Opi al poco valente uccisore della forte, ma sbadata Camilla:
Cur.... diversus abis? huc dirige gressum,
Huc periture veni.