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niente come l’esperimentare. Provate voi a fare una di queste operazioni, e poi dimostratemi che avete mutata l’idea.
Mi pare che non ci sia nulla di più facile. Ecco: sono io l’artista; mi piaceva il fiore come l’aveva ideato, ma, ripensandoci, trovo che c’è una foglia che non fa bon effetto; e gliela levo.
E vi pare d’aver mutata l’idea?
No?
Vi dico che bisogna dimostrarmelo. E come fate a dimostrarmi che, dopo codesta operazione, l’idea non è più quella?
Oh bella! confrontandola, con l’idea di prima.
Con l’idea di prima? C’è dunque ancora l’idea di prima?
.... Che me l’aveste fatta?
C’è, tale quale, a capello, a un puntino, poichè ve ne servite per dimostrare che quest’altra è diversa.
Quando vi dico che me l’avete fatta.
Certo, se vi fosse riuscito di levarle quella fogliuzza, il gioco era fatto; l’idea era bell’e mutata. Ma come si fa a levare una foglia a un’idea, quando l’idea era belle mutata. Ma come si fa a levare una foglia a un’idea, quando l’idee non hanno foglie?
Ma se vi dico che insisto.
Tutta la vostra operazione, riguardo a quell’idea, fu di rimovere il pensiero da essa, per rivolgerlo a un’altra. Avete mutato idea; non avete mutata l’idea.
Volete finirla?
Non già che tutte quelle mutazioni non siano possibili. Sono possibilissime, ma nelle cose. Il male è che l’idee non sono cose. Tutto lo scandolo viene di lì.
Ho inteso, ho inteso, ho inteso.
Videbimus infra. Lo so io, e per mia propria esperienza, come v’ho già detto, lo so io, certe verità troppo evidenti, quante volte bisogna credere