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strida; lì è lo sforzo, il gran salto, perchè è quella che deve compire il miracolo. Ma che sforzo? che salto? che miracolo? È una parte come l’altre; e questo esser la ventesima, e venir per l’ultima, non è una sua qualità, una condizione della sua natura; è un numero che ci abbiamo attaccato noi, senza pensar con questo di differenziarla punto dall’altre. Guardatela in sè: non c’è nulla in essa che vi dica che ne sono già passate diciannove: non ci vedete altro che la stessa possibilità, intrinseca, inerente; inseparabile. Tanto è vero, che posso cambiarvela in mano, dire che mi pento d’averla tenuta per l’ultima, trasportarla tra quelle prime tre, che m’avete concesse, e mettere una di queste all’ultimo posto, senza che voi possiate trovarci a ridire. Dunque, aver provato che il fiore inventato dai due artisti può esser lo stesso in ciascheduna parte, è aver provato che può esser lo stesso nel tutto. Quantunque, non c’era nemmen bisogno di prova, giacche, in fondo, me l’avete concesso alla prima. Dicendomi che la cosa vi pareva moralmente impossibile, che altro volevate dire, se non che vi pareva sommamente difficile a realizzarsi? E difficile, in qualunque grado, vuol sempre dire possibile.

secondo.

E volete concludere?....

primo.

Che è sciolta la questione principale.

secondo.

Non vedo tanto, io.

primo.

Siamo tra un possibile e un impossibile; cosa volete di più? I nostri due artisti hanno, cioè possono avere, che qui è tutt’uno, una stessa idea d’un fiore d’invenzione. Questa idea o era o non era prima che nessuno di loro l’avesse. Se era, l’hanno, per averla trovata tutt’e due: ecco la cosa possibile. Se vogliamo dire che non era, dovremo dire che l’hanno fatta loro: ecco la cosa impossibile. Chè qui non ci metterete distinzione veruna per dire impossibile che una stessa e sola cosa sia fatta da due, tutta da ciascheduno.

secondo.

Adagio. Qui c’è un equivoco.

primo.

Ah! un equivoco. Ecco se non lo fate anche voi il processo alle parole. E non lo dico per lamentarmene: così va fatto. Ma dov’è l’equivoco?

secondo.

Altro è dire: una stessa cosa; altro è dire: una cosa sola; e voi ne fate un tutt’uno. Ma se vi domando, per esempio, quanto vi costa questo libro, e mi dite cinque franchi; e io vi rispondo che l’ho avuto anch’io per lo stesso prezzo; non vuol dire che i cinque franchi che avete pagati voi, e i cinque franchi che ho pagati io, siano una cosa sola.

primo.

I vostri cinque franchi materiali, e i miei materiali ugualmente, no dicerto; ma l’idea del prezzo è dicerto una sola. E anche l’idea di cinque franchi: tanto è vero, che voi avete potuto pagarli con un pezzo da cinque franchi, e io con cinque pezzi da un franco; eppure e voi dicendo questa parola, e io sentendola, abbiamo avuta la stessa, cioè una sola idea, perchè in essa era fatta astrazione da quella differenza.