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secondo.

Prendendo la cosa così a rigore, non oserei dirlo; ma cosa volete? ci trovo una difficoltà insuperabile a ammettere che sia possibile.

primo.

Allora bisogna analizzare la difficoltà; perchè, o la troviamo insuperabile davvero, e dovrò darmi vinto; o troviamo che è una difficoltà apparente, e bisognerà lasciarla da una parte, e badare che non ricomparisca sott’altra forma. Vediamo dunque: se dicessi che que’ due fiori possono somigliarsi in qualche parte, cioè essere in alcune parti lo stesso, vi farebbe difficoltà ugualmente?

secondo.

Non me ne farebbe punto.

primo.

Anzi sarebbe strano il dire che due cose inventate da due soggetti dovessero esser diversi in ogni minima parte. Non è vero?

secondo.

Verissimo.

primo.

Per comodo del ragionamento, dividiamo astrattamente questi fiori in un numero di parti: venti, par esempio. Se dico che tre di queste non potranno esser le stesse ne’ due fiori, ci trovate repugnanza?

secondo.

No.

primo.

Ora, questo potere le tre parti esser le stesse, vi par che nasca da una possibilità particolare a quelle?

secondo.

Non si potrebbe dire.

primo.

Infatti, noi non abbiamo attribuito nulla di proprio ad alcuna di esse; non le conosciamo che come parti, e non abbiamo alcun motivo razionale per negare dell’una ciò che affermeremmo dell’altra. Resta dunque che questa possibilità sia in tutte ugualmente. Ora, se questa possibilità è in ciascheduna parte, ne viene direttamente la possibilità che il tutto de’ due fiori sia lo stesso.

secondo.

Ma qui è appunto la difficoltà: il tutto.

primo.

Che difficoltà è codesta, della quale non potete addurre i motivi? E sapete perchè? Perchè è una difficoltà che non viene dalla cosa, ma dal vostro modo di prenderla. Viene dall’applicar che fate, senza accorgervene, de’ calcoli di probabilità a una questione di mera possibilità. E ve lo posso dire senza riguardi, perchè sono stato un pezzo anch’io in quella mota; e ce ne volle di molta a farmene uscire. Via, un’altra stratta, e son certo che n’uscirete più presto di quello che ho fatto io. Se alle tre parti che m’avete concesse, vi chiedo d’aggiungerne una quarta, che ragione potete trovare per dirmi di no? Ci ha lo stesso diritto dell’altre tre. Così vi strascino fino alla diciannovesima inclusive, parendo sempre che la difficoltà cresca, ma parendo, non altro. All’ultima poi, quivi le