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340 | del romanzo storico |
PARTE SECONDA.
L’assunto dell’epopea, secondo il concetto generalmente ricevuto d’un tal componimento, è di rappresentare un grande e illustre avvenimento, inventandone in gran parte le cagioni, i mezzi, gli ostacoli, i modi, le circostanze; per produrre così un diletto d’una specie più viva, e un’ammirazione d’un grado più elevato di quello che possa mai fare la semplice e sincera narrazione storica dell’avvenimento medesimo.
Non esito a dire, che se una cosa simile venisse proposta ora com’ora, per la prima volta, e a priori, senza che ce ne fosse alcun esempio di fatto, e solamente come una cosa da potersi fare, la proposta parrebbe strana ai dotti e agl’indotti ugualmente. Chi non avesse, d’un grande e illustre avvenimento qualunque, una notizia circostanziata, e lo conoscesse solamente per quella formola, più o meno astratta, che è, per dir così, il nome proprio degli avvenimenti, non saprebbe intendere come uno potesse invitarlo a occuparsi di quel l’avvenimento, se non appunto per fargliene conoscere le cagioni, i mezzi, gli ostacoli, i modi, le circostanze, e per dar così a quella poverissima e capacissima formola ciò che le manca nella sua mente. Chi poi n’avesse una cognizione più estesa, più circostanziata, troverebbe forse ancora più singolare, per dir poco, il disegno di rappresentarglielo separato da una parte qualunque, non che da una gran parte di quelle condizioni così naturalmente legate, compenetrate con esso, e unito in vece con delle condizioni immaginarie. Disposto a ricevere tutto ciò che potesse o estendere di più, o rettificare il suo concetto, sarebbe ugualmente pronto a opporre a ogni cosa che venisse per alterarlo, quell’incredulus odi, con cui la mente ributta, non solo la specie particolare di falso a cui applicò Orazio tali parole1, ma il falso d’ogni genere e d’ogni grado, che si presenti a richiedere un posto già occupato da un vero.
Si veda infatti come gli scrittori di storia, gente che conosce i suoi interessi, e che, al pari di qualunque poeta epico, desidera di produrre e diletto e ammirazione, cerchino, e i moderni particolarmente, di secondare questa disposizione de’ lettori. Si veda come si diano premura d’avvertirli che le condizioni reali dell’avvenimento, grande o piccolo (e tanto
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Nec pueros coram populo Medea trucidet,
aut humana palam coquat exta nefarius Atreus,
aut in avem Progne vertatur, Cadmus in anguem.
Quodcunque ostendis mihi sic, incredulus odi.
Horat., De arte poet., v. 185 et seq.