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278 il conte di carmagnola

O gioia de’ perigli! o trombe! o grida
De’ combattenti! o mio destrier! tra voi
Era bello il morir. Ma... ripugnante
Vo dunque incontro al mio destin, forzato,
Siccome un reo, spargendo in sulla via
Voti impotenti e misere querele?
E Marco anch’ei m’avria tradito! Oh vile
Sospetto! oh dubbio! oh potess’io deporlo
Pria di morir! Ma no: che val di novo
Affacciarsi alla vita, e indietro ancora
Volgere il guardo ove non lice il passo?
E tu, Filippo, ne godrai! Che importa?
Io le provai quest’empie gioie anch’io:
Quel che vagliano or so. Ma rivederle!
Ma i loro gemiti udir! l’ultimo addio
Da quelle voci udir! tra quelle braccia
Ritrovarmi... e staccarmene per sempre!
Eccole! Dio, manda dal ciel sovr’esse
Un guardo di pietà.


SCENA V.

ANTONIETTA, MATILDE, GONZAGA e il CONTE.

antonietta.


                                   Mio sposo!...

matilde.


                                                            Oh padre!

antonietta.


Così ritorni a noi? questo è il momento
Bramato tanto?...

il conte.


                              O misere, sa il cielo
Che per voi sole ei m’è tremendo. Avvezzo
Io son da lungo a contemplar la morte,
E ad aspettarla. Ah! sol per voi bisogno
Ho di coraggio; e voi, voi non vorrete
Tormelo, è vero? Allor che Dio sui boni
Fa cader la sventura, ei dona ancora
Il cor di sostenerla. Ah! pari il vostro
Alla sventura or sia. Godiam di questo
Abbracciamento: è un don del cielo anch’esso.
Figlia, tu piangi! e tu, consorte!... Ah! quando
Ti feci mia, sereni i giorni tuoi
Scorreano in pace; io ti chiamai compagna