Due derelitte: ei v’era amico: andiamo,
Siateci scoria ai giudici. Vien meco,
Poverella innocente: oh! vieni: in terra
C’è ancor pietà: son sposi e padri anch’essi.
Mentre scrivean l’empia sentenza, in mente
Non venne lor ch’egli era sposo e padre.
Quando vedran di che dolor cagione
una parola di lor bocca uscita,
Ne fremeranno anch’essi; ah! non potranno
Non rivocarla: del dolor l’aspetto
È terribile all’uom. Forse scusarsi
Quel prode non degnò, rammentar loro
Quanto per essi oprò; noi rammentarlo
Sapremo. Ah! certo ei non pregò; ma noi,
Noi pregheremo.
Oh ciel, perchè non posso
Lasciarvi almen questa speranza! A preghi
Loco non c’è: qui i giudici son sordi,
Implacabili, ignoti; il fulmin piomba,
La man che il vibra è nelle nubi ascosa.
Solo un conforto v’è concesso, il tristo
Conforto di vederlo, ed io vel reco.
Ma il tempo incalza. Fate cor; tremenda
È la prova; ma il Dio degl’infelici
Sarà con voi.
Non c’è speranza?
Oh figlia!