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274 il conte di carmagnola

Come si mor. Va: quando l’ultim’ora
Ti coglierà sul vil tuo letto, incontro
Non le starai con quella fronte al certo,
Che a questa infame, a cui mi traggi, io reco.

(parte il conte tra i soldati).



SCENA II.

Casa del Conte.

ANTONIETTA, e MATILDE.

matilde.


Ecco l’aurora, e il padre ancor non giunge.

antonietta.


Ah! tu nol sai per prova: i lieti eventi
Tardi, aspettati giungono, e non sempre.
Presta soltanto è la sventura; o figlia:
Intraveduta appena, ella c’è sopra.
Ma la notte passò: l’ore penose
Del desio più non son: tra pochi istanti
Quella del gaudio sonerà. Non puote
Ei più tardar; da questo indugio io prendo
Un fausto augurio: il consultar sì a lungo
Tratto non han, che per fermar la pace.
Ei sarà nostro, e per gran tempo.

matilde.


                                                            O madre,
Anch’io lo spero. Assai di notti in pianto,
E di giorni in sospetto abbiam passati.
È il tempo ormai che, ad ogni istante, ad ogni
Novella, ad ogni susurrar del volgo
Più non si tremi, e all’alma combattuta
Quell’orrendo pensier più non ritorni:
Forse colui che sospirate, or more.

antonietta.


Oh rio pensier! ma almen per ora è lunge.
Figlia, ogni gioia col dolor si compra.
Non ti sovvien quel dì che il tuo gran padre
Tratto in trionfo, tra i più grandi accolto,
Portò l’insegne de’ nemici al tempio?