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270 il conte di carmagnola


il conte.


                                        Uditel dunque.
Sciegliete un duce, e confidate in lui:
Tutto ei possa tentar; nulla si tenti
Senza di lui: largo poter gli date;
Stretto conto ei ne renda. Io non vi chiedo
Ch’io sia l’eletto: dico sol che molto
Sperar non lice da chi tal non sia.

marino.


Non l’eravate voi quando i prigioni
Sciolti voleste, e il furo? Eppur la guerra
Più risoluta non si fea per questo,
Nè certa più. Duce e signor nel campo,
Forse concesso non l’avreste.

il conte.


                                                       Avrei
Fatto di più: sotto alle mie bandiere
Venian quei prodi; e di Filippo il soglio
Voto or sarebbe, o sederiavi un altro.

il doge.


Vasti disegni avete.

il conte.


                                        E l’adempirli
Sta in voi: se ancor nol son, n’è cagion sola
Che la man che il dovea sciolta non era.

marino.


A noi si disse altra cagion: che il Duca
Vi commosse a pietà, che l’odio atroce
Che già portaste al signor vostro antico,
Sovra i presenti il rovesciaste intero.

il conte.


Questo vi fu riferto? Ella è sventura
Di chi regge gli Stati udir con pace
L’impudente menzogna, i turpi sogni
D’un vil di cui non degneria privato
Le parole ascoltar.

marino.


                                        Sventura è vostra
Che a tal riferto il vostro oprar s’accordi,
Che il rio linguaggio lo confermi, e il vinca.

il conte.


Il vostro grado io riverisco in voi,
E questi generosi in mezzo a cui