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atto quarto. 261

Sa che dell’opre mie non è misura
Il desiderio, ma il dover.

marino.


                                                  Qual pegno
Abbiam da voi che lo farete? In nome
Del Tribunale un ve ne chiedo: e questo,
Se lo negate, un traditor vi tiene.
Quel che si serba ai traditor, v’è noto.

marco.


Io... Che si vuol da me?

marino.


                                             Riconoscete
Che patria è questa a cui bastovvi il core
Di preferire uno stranier. Sui figli
A stento e tardi essa la mano aggrava;
E a perderne soltanto ella consente
Quei che salvar non puote. Ogni error vostro
È pronta ad obliar; v’apre ella stessa
La strada al pentimento.

marco.


                                             Al pentimento!
Ebben, che strada?

marino.


                              Il Mussulman disegna
D’assalir Tessalonica: voi siete
Colà mandato. A quale ufizio, quivi
Noto vi fia: pronta è la nave; ed oggi
Voi partirete.

marco.


                              Ubbidirò.

marino.


                                                  Ma un’arra
Si vuol di sacra fè: giurar dovete
Per quanto è sacro, che in parole o in cenni
Nulla per voi traspirerà di quanto
Oggi s’è fisso. Il giuramento è questo:

(gli presenta un foglio)


Sottoscrivete

marco.


(legge)


E che, signor? non basta?...