Pagina:Opere varie (Manzoni).djvu/243


atto secondo. 237

CORO.

   S’ode a destra uno squillo di tromba;
A sinistra risponde uno squillo:
D’ambo i lati calpesto rimbomba
Da cavalli e da fanti il terren.
Quinci spunta per l’aria un vessillo;
Quindi un altro s’avanza spiegato:
Ecco appare un drappello schierato;
Ecco un altro che incontro gli vien.

   Già di mezzo sparito è il terreno;
Già le spade respingon le spade;
L’un dell’altro le immerge nel seno;
Gronda il sangue; raddoppia il ferir.
— Chi son essi? Alle belle contrade
Qual ne venne straniero a far guerra?
Qual è quei che ha giurato la terra
Dove nacque far salva, o morir?

   — D’una terra son tutti; un linguaggio
Parlan tutti: fratel li dice
Lo straniero; il comune lignaggio
A ognun d’essi dal volto traspar.
Questa terra fu a tutti nudrice,
Questa terra di sangue ora intrisa,
Che natura dall’altre ha divisa,
E ricinta con l’alpe e col mar.

   — Ahi! Qual d’essi il sacrilego brando
Trasse il primo il fratello a ferire?
— Oh terror! Del conflitto esecrando
La cagione esecranda qual è?
— Non la sanno: a dar morte, a morire
Qui senz’ira ognun d’essi è venuto;
E venduto ad un duce venduto,
Con lui pugna e non chiede il perchè.