Che puote
Bramar di più? Dirovvel io: che noi
Tutto arrischiam l’esercito in un campo
Ov’egli ha preso ogni vantaggio. Or questo
Poniamo in salvo; chè le terre è lieve
Riprender con gli eserciti.
Con quali?
Non, per mia fè, con quelli a cui s’insegna
A diloggior quando il nemico appare,
A non mirarlo in faccia, a lasciar soli
Nelle angoscie i compagni; ma con genti
Quali or le abbiam d’ira e di scorno accese;
Impazienti di pugnar, con queste
Si riparan le perdite, e si vince.
Che dobbiamo aspettar? Brandi arrotati,
Perchè lasciarli irrugginir?
Torello,
Voi temete d’agguati? Anch’io dirovvi:
Non son più quelle guerre, in cui minuti
Drappelletti movean, con l’occhio teso
Ogni macchia guatando, ogni rivolta.
Un oste intera sopra un’oste intera
Oggi rovescerassi: un tanto stuolo
Si vince sì, ma non s’accerchia; ei spazza
Innanzi a sè gl’intoppi, e fin ch’è unito,
Dovunque sia, sul suo terreno è sempre.
Siete convinti?
Sofferite....
Io il sono.
Omai vano è più dir. Certo io mi tengo
Che tutti andrete in operar d’accordo
Più che non foste in divisar disgiunti.
Poi che un partito e l’altro ha il suo periglio,
Scegliamo almen quel che più gloria ha seco.
Noi darem la battaglia: alla frontiera
Io mi pongo coi miei, Sforza vien dietro
E chiude la vanguardia; il mezzo tenga