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notizie storiche sull’adelchi. | 9
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esercito a difenderle. I Franchi di Carlo vi trovarono molto maggior resistenza, che quelli di Pipino1. Il monaco della Novalesa, citato or ora, racconta che Adelchi, robusto, come valoroso, e avvezzo a portare in battaglia una mazza di ferro, gli appostava dalle Chiuse, e piombando loro addosso all’improvviso, co’ suoi, percoteva a destra e a sinistra, e ne faceva gran macello2. Carlo, disperando di superare le Chiuse, né sospettando che ci fosse altra strada per isboccare in Italia, aveva già stabilito di ritornarsene3, quando arrivò al campo de’ Franchi un diacono, chiamato Martino, spedito da Leone, arcivescovo di Ravenna; e insegnò a Carlo un passo per scendere in Italia. Questo Martino fu poi uno de’ successori di Leone su quella sede4.
Mandò Carlo per luoghi scoscesi una parte scelta dell’esercito, la quale riuscì alle spalle de’ Longobardi, e gli assalì; questi, sorpresi dalla parte dove non avevano pensato a guardarsi, e essendoci tra loro de’ traditori, si dispersero. Carlo entrò allora col resto de’ suoi nelle Chiuse abbandonate5. Desiderio, con parte di quelli che gli eran rimasti fedeli, corse a chiudersi in Pavia; Adelchi in Verona, dove condusse Gerberga co’ figliuoli6. Molti degli altri Longobardi sbandati ritornarono alle loro città: di queste alcune s’arresero a Carlo, altre si chiusero e si misero in difesa. Tra quest’ultime fu Brescia, di cui era duca il nipote di Desiderio, Poto, che, con inflessione leggiera, e conforme alle variazioni usate nello scrivere i nomi germanici, è in questa tragedia nominato Baudo. Questo, con Answaldo suo fratello, vescovo della stessa città, si mise alla testa di molti nobili, e resistette a Ismondo conte, mandato da Carlo a soggiogare quella città. Più tardi, il popolo, atterrito dalle crudeltà che Ismondo esercitava
- ↑ Firmis qui (Desiderius) fabricis praecludens limina regni,
Arcebat Francos aditu. – Ex Frodoardo, de Pontif. Rom.; R. Fr., t. V, pag. 463. – Frodoardo, canonico di Rheims, visse nel X secolo. - ↑ Erat enim Desiderio filius nomine Algisus, a juventute sua fortis viribus. Hic baculum ferreum equitando solitus erat ferre tempore hostili.... Cum autem his juvenis dies et noctes observaret, et Francos quiescere cerneret, subito super ipsos irruens, percutiebat cum suis a dexstris et a sinistri, et maxima cæde eos prosternebat. Chron. Nov., I, 3, c. 10.
- ↑ Claustrisque repulsi,
In sua praecipitem meditantur regna regressumo.
Una moram reditus tantum nox forte ferebat. Frodoard., ib.
Dum vellent Franci alio die ad propria reverti. Anast., pag. 184. - ↑ Hic (Leo) primus Francis Italiae iter ostendit, per Martinum diaconum suum, qui post eum quartus Ecclesiae regimen tenuit, et ab eo Karolus rex invitatus Italiam venit. Agnel., Raven. Pontif.; R. I., t. II, pag. 177. – Scrisse Agnello nella prima metà del secolo IX, e conobbe Martino, di cui descrive l’alta statura e le forme atletiche. Ibid., pag. 182.
- ↑ Misit autem (Karolus) per difficilem ascensum montis legionem ex probatissimis pugnatoribus, qui, transcenso monte, Langobardus cum Desiderio rege eorum.... in fuga converterunt. Karolus vero rex, cum exercitu suo, per apertas Clusas intravit. Chron. Moissac.; Rer. Fr., t. V, pag. 69. – Questa cronaca d’incerto autore termina all’anno 818.
- ↑ Anast., 184.