Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
8 | notizie storiche sull’adelchi. |
dicarsi di lui, e inimicarlo a un tempo col papa, pensò d’indur questo a incoronar re de’ Franchi i due figli di Gerberga; e gli propose, con grande istanza, un abboccamento. Per un re barbaro e di tempi barbari, il ritrovato non era senza merito. Ma Adriano si mostrò, come doveva, alienissimo dal secondare un tal disegno; del resto, disse d’esser pronto ad abboccarsi col re, dove a questo fosse piaciuto, quando però fossero state restituite alla Chiesa le terre occupate1. Desiderio ne invase dell’altre, e le mise a ferro e a fuoco2. In tali angustie, e dopo avere invano spedito un’ambasciata, a supplicarlo e ad ammonirlo, Adriano mandò un legato a chieder soccorso a Carlo3. Poco dopo, arrivarono a Roma tre inviati di questo, Albino suo confidente4, Giorgio vescovo, e Wulfardo abate, per accertarsi se le città della Chiesa erano state sgomberate, come Desiderio voleva far credere in Francia. Il papa, quando partirono, mandò in loro compagnia una nuova ambasciata, per fare un ultimo tentativo con Desiderio; il quale, non potendo più ingannar nessuno, disse che non voleva render nulla5. Con questa risposta i Franchi se ne tornarono a Carlo, il quale svernava in Thionville, dove gli si presentò pure Pietro, il legato d’Adriano6.
Circa quel tempo, dovette il re de’ Franchi ricevere una men nobile ambasciata, inviatagli segretamente da alcuni tra’ principali longobardi, per invitarlo a scendere in Italia, e ad impadronirsi del regno, promettendogli di dargli in mano Desiderio e le sue ricchezze7.
Carlo radunò il campo di maggio, o, come lo chiamano alcuni annalisti, il sinodo, in Ginevra; e la guerra vi fu decisa8. S’avviò quindi con l’esercito alle Chiuse d’Italia. Erano queste una linea di mura, di bastite e di torri, verso lo sbocco di Val di Susa, al luogo che serba ancora il nome di Chiusa. Desiderio le aveva ristaurate e accresciute9; e accorse col suo
- ↑ Anast., 181.
- ↑ Id., 182.
- ↑ Id., 183.
- ↑ Albinus deliciosus ipsius regis. Anast., 184. V. Mur., Ant. It., diss. 4.
- ↑ Asserens se minime quidquam redditurum. Anast., ibid.
- ↑ Annal. Tiliani, Loiseliani, Cronac. Moissiacense, ed altri, nel t. V Rer. Franc. In generale, gli annalisti di que’ secoli che noi chiamiamo barbari, sanno, nelle cose di poca importanza, copiarsi l’uno con l’altro, al pari di qualunque letterato moderno: s’accordano poi a meraviglia nel passar sotto silenzio ciò che più si vorrebbe sapere.
- ↑ Sed dum iniqua cupiditate Langobardi inter se consurgerent, quidam ex proceribus Langobardis talem legationem mittunt Carolo Francorum regi, quatenus veniret cum valido exercitu, et regnum Italiae sub sua ditione obtineret, asserentes quia istum Desiderium tyrannum sub potestate ejus traderent vinctum, et opes multas, etc.... Quod ille prædictus rex Carolus cognoscens, cum.... ingenti multitudine Italiam properavit. Anonim. Salernit., Chron. c. 9; R. It. t. II. part. II, p. 180. — Scrisse nel secolo X.
- ↑ V. gli annalisti citati sopra, e Eginh., Annal. ad an. 773.
- ↑ Anast., p. 184. — Chron. Novaliciense, I, 3, c. 9; R. I., t. II, p. II, pag. 717. — Il monaco, anonimo autore di questa cronaca, visse, secondo le congetture del Muratori, verso la metà del secolo XI.