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128 | discorso storico |
dine di cose, sotto i Longobardi, l’autore pone: La conservazione dei Comuni con la loro economica amministrazione, e: La pubblicità dei giudizj 1 collegiali con assessori votanti nazionali. Un’altra nota contiene la dimostrazione promessa.
Avremmo voluto lasciar da una parte tutto ciò che riguarda la conservazione de’ municipi o, come dice l’autore, de’ comuni: questione non punto legata necessariamente con la nostra, e di più questione discussa a fondo da uomini dottissimi, e sulla quale gli argomenti addotti nella Nota non darebbero l’occasione di dir nulla di novo e d’importante, anche a chi n’avesse i mezzi. Ma non c’è stato possibile. Chè, quantunque nel testo l’autore ponga le due questioni come distinte, quali sono in effetto: nella Nota ne fa una sola, riunendo in una dimostrazione comune gli argomenti dell’una e dell’altra; dimanierachè, dopo avere nella proposizione enunciata solamente la conservazione de’ municipi, nella conclusione mette anche la nazionalità de’ giudici. Anderemo dunque dietro alla Nota medesima, trascrivendola a brano a brano, e frammettendoci le nostre osservazioni.
La più parte de’ fatti allegati in essa sono già stati ridotti alla loro vera significazione dall’illustre signor Troya, ma con brevi cenni, come conveveniva in un’opera 2 dove tant’altri fatti sono raccolti, con una erudizione non meno ingegnosa che vasta. Noi, proponendoci di trattar solamente di que’ pochi, potremo esaminar più minutamente e la maniera con cui il Romagnosi gli ha esposti, e le conseguenze che ha creduto di poterne cavare.
NOTA.
Nel parlare dei Longobardi ho creduto col Muratori e con altri moderni che sotto al dominio dei Longobardi i Municipj Romani modificati siano rimasti in piedi ed indi conservati e trasmessi alla francese dominazione. La forza stessa delle cose suggeriva questa disposizione, non solamente a motivo dell’inettitudine rozza dei Longobardi all’amministrazione economica comunale, ma eziandio alla niuna gelosia data a loro da quest’oggetto. Se nelle loro leggi prima compilate e dappoi tanto aumentate e che provvedono in piccoli oggetti, non troviamo menzione di gestioni longobardiche municipali: se i loro legislatori furono così larghi nel lasciare agl’Italiani le loro leggi civili e religiose, quanto più presumere si deve avere loro lasciato il regime comunale?
OSSERVAZIONI.
Costretti, come s’è detto, a principiar dalla questione de’ municipi, non possiamo a meno d’osservare quanto sia non solo inconcludente, ma logicamente vizioso l’argomento cavato dall’inettitudine rozza dei Longobardi all’amministrazione comunale, per provare la conservazione di quelli. Inconcludente, perchè l’inettitudine impedisce bensì di far bene, ma non di fare in qualsiasi maniera; e sarebbe stata una prerogativa singolare de’ Longobardi su tutti i barbari e su tutti i civilizzati, quella di non fare, se non le cose alle quali avevano attitudine. E cosa c’era poi in quell’amministrazione di così arduo, di così impraticabile per un