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102 discorso storico


Ma tutto, se non c’inganniamo, si spiega davvero, accozzando i tre fatti, che abbiamo accennati nelle Notizie Storiche, e che si trovan dispersi, per dir così, in diverse cronache.

Uno, il tradimento d’alcuni de’ principali Longobardi, già venduti a Carlo. L’anonimo Salernitano, citato nelle Notizie suddette, è, credo, il solo che ne parli. Ma le cronache son tanto digiune, ma i pochi scrittori contemporanei sono così parziali per Carlo, ma quest’intrighi quadrano così bene col resto de’ fatti, che chiunque ha lette le memorie di quella guerra, è inclinato a credere a quell’anonimo. Ratchis, competitore di Desiderio nel regno, aveva avuto un partito poderoso; e Desiderio non seppe disarmar questo partito, che persuadendo, per mezzo del papa, il suo rivale a desistere dalla pretensione. La cosa s’acquietò a quel modo: Desiderio fu re; ma il partito non fu distrutto. La pronta sommissione di molti Longobardi a Carlo, e la conservazione del regno in quella nazione, rendono ancor più probabile un’intelligenza anteriore.

L’altro fatto è l’essere stata indicata a Carlo una strada sconosciuta per scendere in Italia, dal diacono Martino: fatto riferito da Agnello Ravennate, storico, non solo contemporaneo, ma che aveva conosciuto il personaggio medesimo. Il monaco anonimo, autore della cronaca della Novalesa, al quale ritorneremo or ora, racconta che fu un giullare che, presentatosi a Carlo in Val di Susa, s’esibì d’insegnargli un passo sconosciuto; e condusse infatti l’esercito Franco alle spalle de’ Longobardi 1. L’asserzione di questo scrittore, posteriore di circa tre secoli all’avvenimento, e solenne romanziere, non merita fede alcuna, quando è in opposizione con l’autorità d’Agnello Ravennate; ma può servire nel resto ad attestare una tradizione rimasta del fatto, che una strada fu inaspettatamente indicata a Carlo.

Finalmente, l’aver Carlo mandato per un passo difficile (cioè per quello di cui s’è parlato ora), un drappello di guerrieri scelti, per sorprendere i Longobardi alle spalle: fatto riferito dalla cronaca di Moissac 2, e, a un di presso con le stesse parole, negli annali detti di Metz 3, e accennati laconicamente da due altri annalisti 4. Il monaco della Novalesa dice che Carlo andò con tutto l’esercito dietro alla guida; ma ognuno vede quanto sia più probabile che abbia preso l’altro partito, il quale, con minor pericolo, e con minor difficoltà, aveva maggior probabilità di riuscita; giacchè il rimanere una parte dell’esercito, serviva i trattenere a Longobardi alle Chiuse, finchè il drappello fosse arrivato, e a prenderli poi in mezzo, quando quello gli avesse assaliti.

Eginardo, il quale avrebbe potuto saperci dir la cosa meglio di qualunque altro, si contenta d’accennar generalissimamente le fatiche dei Franchi nel varcare gioghi senza strada, balze altissime, rupi scoscese 5. Vada per quegli storici che raccontano le cose che non sanno.

Sulla situazione poi delle Chiuse, alcune indicazioni ci sono date dal monaco della Novalesa, il quale, per quanto poco valga come storico, merita pure d’esser sentito, quando parla di luoghi a lui noti, e di cose che afferma d’aver vedute. Dice dunque che i fondamenti delle Chiuse

  1. Chron. Noval., lib. 3, cap. 9, 14; Rer. It., tom. II, par. II, pag. 717, 719.
  2. V. Notizie Storiche, pag. 18.
  3. Rer. Fr., tom.V, pag. 341. Questi annali vanno fino all’anno 904.
  4. Mittens scaram per montanis. Ann. Tiliani; Rer. Fr. tom V, pag. 19. Mittens scaram suam per montes Ann. Loiseliani; ibid., pag 38.
  5. Italiam intranti quam difficilis Alpium transitus fuerit, quantoque Francorum labore, invia montium juga, et eminentes in cœlum scopuli, et asperæ cautes superatæ sint, hoc loco describerem, nisi vitæ illius modum, potius quam bellorum quæ gessit eventus, memoriæ mandare præsenti opere esset propositum. Kar. Vita, 6.