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GIO. DELLA CASA


morto


nel mdlxvi.



O sonno! o, della queta umida ombrosa
     Notte, placido figlio! o de’ mortali
     Egregi, conforto; oblio dolce de’ mali
     Sì gravi, ond’è in vita aspra e noiosa!

5Soccorri al core omai che langue; e posa
     Non ave; e queste membra stanche e frali
     Solleva: a me ten vieni, o sonno! e l’ali
     Tue brune sovra me distendi e posa.

Ov’è il silenzio che il dì fugge e il lume?
     10E i lievi sogni che con non secure
     Vesti già di seguirti han per costume?

Lasso! che in van te chiamo; e queste oscure
     E gelide ombre invan lusingo. Ahi piume
     D’asprezza colme! ahi notti acerbe e dure!