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GIO. DELLA CASA
morto
O sonno! o, della queta umida ombrosa
Notte, placido figlio! o de’ mortali
Egregi, conforto; oblio dolce de’ mali
Sì gravi, ond’è in vita aspra e noiosa!
5Soccorri al core omai che langue; e posa
Non ave; e queste membra stanche e frali
Solleva: a me ten vieni, o sonno! e l’ali
Tue brune sovra me distendi e posa.
Ov’è il silenzio che il dì fugge e il lume?
10E i lievi sogni che con non secure
Vesti già di seguirti han per costume?
Lasso! che in van te chiamo; e queste oscure
E gelide ombre invan lusingo. Ahi piume
D’asprezza colme! ahi notti acerbe e dure!