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NOTE
AI SEPOLCRI
Ho desunto questo modo di poesia da’ Greci, i quali dalle antiche tradizioni traevano sentenze morali e politiche presentandole non al sillogismo de’ lettori, ma alla fantasìa ed al cuore. Lasciando agl’intendenti di giudicare sulla ragione poetica e morale di questo tentativo, scriverò le seguenti note onde rischiarare le allusioni alle cose contemporanee, ed indicare da quali fonti ho ricavato le tradizioni antiche.
Verso 8-9 . . . . . . . Il verso
E la mesta armonia che lo governa.
Epistole e poesie campestre d’Ippolito Pindemonte.
v. 44. Fra ’l compianto de’ templi Archerontei
- «Nam jam saepe homines patriam carosque parentes.
- «Prodiderunt vilare Acherusia TEMPLA petentes1.
chiamavano Templa anche i cieli2.
v. 57-58 . . . . . . . i canti
Che il Lombardo pungean Sardanapalo.
Il Giorno di Giuseppe Parini.
v. 64 Fra queste piante ov’io siedo.
Il boschetto de’ tigli nel sobborgo orientale di Milano.
v. 70 . . . . fra plebei tumuli.
Cimiteri suburbani a Milano.
v. 97 Testimonianza ai fasti eran le tombe.
«Se gli Achei avessero innalzato un sepolcro ad Ulisse, quanta gloria ne sarebbe ridondata al suo figliuolo3!».
v. 98 . . . . are a’ figli.
- «Ergo instauramus Polydoro funus et ingens
- «Aggeritur tumulo tellus, stant manibus ARAE