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Ivi posò Erittonio, e dorme il giusto
Cenere d’Ilo; ivi l’Iliache donne
Sciogliean le chiome, indarno ahi! deprecando
Da’ lor mariti l’imminente fato;
Ivi Cassandra, allor che il Nume in petto
Le fea parlar di Troia il dì mortale,
Venne; e all’ombre cantò carme amoroso,
E guidava i nepoti, e l’amoroso
Apprendeva lamento a’giovinetti;
E dicea sospirando: Oh se mai d’Argo,
Ove al Tidide e di Laérte figlio
Pascerete i cavalli, a voi permetta
Ritorno il ciclo, invan la patria vostra
Cercherete! Le mura opra di Febo
Sotto le lor reliquie fumeranno.
Ma i Penati di Troia avranno stanza
In queste tombe; chè de’ Numi è dono
Servar nelle miserie altero nome.
E voi, palme e cipressi, che le nuore
Piantan di Priamo, e crescerete, ahi! presto
Di vedovili lacrime innaffiati,
Proteggete i miei padri: e chi la scure
Asterrà pio dalle devote frondi
Men si dorrà di consanguinei lutti
E santamente toccherà l’altare:
Proteggete i miei padri. Un dì vedrete
Mendico un cieco errar sotto le vostre