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     «Placando quelle afflitte alme col canto,
     «I Prenci Argivi eternerà per quante
     «Abbraccia terre il gran padre Oceàno.»

E termina così;

     «E tu onore di pianti, Ettore, avrai
     «Ove fia santo e lacrimato il sangue
     «Per la patria versalo, e finchè il Sole
     «Risplenderà su le sciagure umane».

Sembraci che sia questo un fine ben brusco in un’opera di sentimento. Si direbbe che un simil soggetto avesse troppo stancata la lira del poeta, per poter avanzar di più1. L’andamento del suo poema era già diventato penoso quando la sensibilità non animava più la sua musa; e dessa aveva già cessato di spargere le sue bellezze nei di lui versi, allorchè egli dai sepolcri presenti si era trasportato a quelli dei tempi eroici della Grecia. Questa transizione l’ha condotto a dei dettagli d’erudizione; ora l’erudizione inaridisce il sentimento; e quindi ne viene che questa seconda parte della sua elegia, che ha una certa disparità colla prima, interessa molto meno la nostra anima, e convien molto meno a quella

  1. Vegga a pag. 53 di questo II. vol.