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Troade al sepolcro d’ilo, antico Dardanide1. Young, Hervey, Gray, non fecer tanti viaggi2; essi si contentarono di meditar sui sepolcri, ch’essi medesimi ed i loro compatriotti avean sotto gli occhi; e disser cose più commoventi, e molto più consolanti, perocchè tutti i loro canti sono rallegrati della speranza della futura risurrezione della quale il sig. F. non dice cosa alcuna.

Finalmente dopo aver parlato della morte d’Elettra, e delle funebri predizioni di Cassandra, ei si ferma alla tomba dei Greci che son periti innanzi a Troia, e prende piacere a vedervi Omero3 che

  1. Ma nel carme non si parla della tomba d’Achille nè di Patroclo; bensì in una nota per incidenza.
  2. Per censurare i mezzi d’un libro bisogna saperne lo scopo. Young ed Hervey meditarono sui sepolcri da cristiani: i lor libri hanno per iscopo la rassegnazione alla morte e il conforto d’un’altra vita; ed a’ predicatori protestanti bastavano le tombe de’ protestanti. Gray scrisse da filosofo: la sua elegia ha per iscopo di persuadere l’oscurità dilla vita, e la tranquillità della morte; quindi gli basta un cimiterio campestre. L’autore considera i sepolcri politicamente, ed ha per iscopo di animare l’emulazione politica degl’italiani con gli esempi delle nazioni che onorano la memoria e i sepolcri degli uomini grandi: però dovea viaggiare più di Young, d’Hervey e di Gray, e predicare non la resurrezione de’ corpi, ma delle virtù.
  3. Omero nel carme non va su le sepolture de’ Greci, ma de’ principi Troiani.