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di censura, ch’io, non conoscendo i libri da lei criticati, la tenni per l’ingegno più elegante fra quanti mai scesero d’oltremonte riformatori delle nostre gazzette. Solo mi dava a pensare l’osservazione di Lorenzo Sterne: a frenchman, whatever be his talents, has no sort of prudery in schewing them: onde io temeva ch’ella per impazienza di sfoggiare l’ingegno e la dottrina che l’adornano sentenziando gli scrittori italiani, non aspettasse il tempo necessario ad apprendere la loro lingua. Temeva: ma ohime! lessi l’articolo sui Sepolcri, e il dubbio, pur troppo, s’è convertito in certezza. Vero è che il cav. Bettinelli scrisse: L’autore de’ Sepolcri ha troppo ingegno per me; e quindi ho dovuto leggerlo e rileggerlo con applicazione, perch’ei si leva a un’alta sfera di grandi pensieri e di frasi tutte sue. Vincenzo Monti, passato per Mantova, me li rilesse; entusiasta ne’ più bei passi, e profondo scrutatore di tante bellezze, assentiva alle mie osservazioni sull’oscurità. Non è dunque lieve sforzo d’ingegno se d’una poesia difficile anche a tali maestri ella abbia indovinato alcuni passi: ma indovinare per giudicare? — Però l’amor

    gliori giornalisti particolarmente di quella nazione, che è quanto dire si allontanò più che mai dalle idee e dallo stile di un monsieur.