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non aveva con me le parole di Cortigiano. Narrandogli in parte la cosa, mi disse ch’egli non ne sapeva nulla; bensì che il Vicerè gli avea più volte parlato di me, e sempre con segni di benevolenza; e che quantunque da molto tempo certe persone avessero tentato di malignarmi, e l’avessero talvolta esacerbato contro di me, egli finalmente pesando la qualità degli amici e dei nemici avea deliberato d’attenersi al parere de’ primi. E dopo molti discorsi egli conchiuse che il Viceré non intendea ch’io mortificassi la mente nella milizia, e che avrebbe sino da questo momento pensato alla mia vita futura: e mi promise ad un tempo di riferire ad verbum tutto il mio discorso al principe; però lasciandolo lo pregai ch’egli soprattutto gli dicesse in mio nome: che io tendeva ad onorare e servire S. Altezza I. onorando e servendo secondo il mio ingegno la patria; e che s’io non aveva mai come gli altri scrittori lodato il governo, io aveva così fatto perchè non mi credeva nè sì eccellente scrittore da presumere l’assenso di tutti gli Italiani alle mie parole, nè sì plebeo da contentarmi del prezzo d’una dedicatoria che sarebbe forse perita col libro. — Il segretario riferì ogni cosa al principe, e gli presentò inoltre