Le Ore che dianzi meste 20Ministre eran de’ farmachi,
Oggi l’indica veste,
E i monili cui gemmano
Effigïati Dei
Inclito studio di scalpelli achei.
25E i candidi coturni
E gli amuleti recano
Onde a’ cori notturni
Te, Dea, mirando obbliano
I garzoni le danze, 30Te principio d’affanni e di speranze.
O quando l’arpa adorni
E co’ novelli numeri
E co’ molli contorni
Delle forme che facile 35Bisso seconda, e intanto
Fra il basso sospirar vola il tuo canto.
Più periglioso; o quando
Balli disegni, e l’agile
Corpo all’aure fidando, 40Ignoti vezzi sfuggono
Dai manti, e dal negletto
Velo scomposto sul sommosso petto.