Romoreggiâr dal fondo
Le scure immisurabili caverne,
Fuggiro a quel romor l’ombre ritrose,
Abbandonando la quïete antica,
E, mentre al buio del nascente mondo
L’alma luce scoprìa la bianca faccia,
Gìan brancolando della notte in traccia.
Su i discordi elementi
Agita allor le mansuete penne
L’onnipotente Amore; e fecondata
Si squarcia e si dilata
L’indigesta materia, e fra il tumulto
De le pugnanti particelle emerge
Dolce armonìa che le congiunge, e al vario
Scontrarsi, urtarsi e combinarsi elice
Dal gran contrasto de la massa informe
Il vario aspetto delle varie forme.
Natura intanto in real cocchio assisa
Correa per l’universo, e la seguìa
De gli enti la moltiplice famiglia:
Splendeano gli astri, e variamente attratti
Seguìan le forze del maggior pianeta,
E scotean le comete in lunga traccia,
De’ regolati errori entro il confine,
L’ardenti code e il tremolante crine.
Allor l’immota Eternità si scosse
E dal seno gittò nobile figlio