Pagina:Opere scelte di Ugo Foscolo II.djvu/238


237

Un dì Aspasia tessea lungo l’Ilisso.
Era allor delle Dee sacerdotessa,
E intanto al suono Socrate libava240
Sorridente, a quell’ara, e col pensiero
Quasi ai sereni dell’Olimpo alzossi.
Quinci il Veglio mirò volgersi obliqua
Affrettando or la via su per le nubi
Or ne’ gorghi Letei precipitarsi245
Di Fortuna la rapida quadriga
Da viventi inseguita. E quel pietoso
Gridò invano dall’alto: a cieca duce
Siete seguaci, o miseri, e vi scorce
Dove in bando è pietà, dove il Tonante250
Più adirato le folgori abbandona
Sulla timida terra. O nati al pianto
E alla fatica, se virtù vi è guida,
Dalla fonte del duol sorge il contento.
Ah! ma nemico è un’altro Dio di pace255
Più che fortuna, e gl’innocenti assale.
Ve’ come l’arpa di costei sen duole.
Duolsi che a tante verginelle il seno
Sfiori, e di pianto in mezzo alle carole
Insidioso Amor bagna i lor occhi.260
. . . . . . . . . . . . . .
. . . . . . . . . . . . . .
Date principio: o giovinetti, al rito,

Fosc. Op. Scelt. Vol. II. 11