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Religione di libar col latte
Cinto di bianche rose, e cantar gl’inni
Sotto a’ cipressi; e d’offerire all’are90
Le perle, e il fiore messaggier d’aprile.
L’una tosto alla Dea col radiante
Pettine asterge mollemente, e intreccia
Le chiome dell’azzurra onda stillanti;
L’altra, sorella a Zeffiri, consegna95
A rifiorirle i prati a primavera
L’ambrosio umore, onde è irrotato il seno
Della figlia di Giove; vereconda
La terza ancella ricompone il peplo
Sulle membra divine, e le contende100
Di que’ selvaggi attoniti al desio.
Non preghi d’inni, o danze d’Imenei,
Ma di veltri perpetuo l’ululato
Tutta l’isola udìa, e un suon di dardi;
E gli uomini sul vinto orso rissosi,105
E de’ piagati cacciatori il grido.
Cerere invan donato avea l’aratro
A que’ feroci, invan d’oltre l’Eufrate
Chiamò un dì Bassareo, giovane Dio,
A ingentilir di pampini le balze;110
Il pio stromento irrugginia su’ brevi
Solchi sdegnato; divorata, innanzi
Che i grappoli novelli imporporasse
A’ rai d’autunno, era la vite; e solo
Quando apparian le Grazie i predatori115