Limpide nubi a Lei Giove concede,
E selve ampie d’ulivi, e liberali
I colli di Liéo. Rosea salute
Spirano l’aure, dal felice arancio
Tutte odorate, e dai fiorenti cedri.65
Tacca splendido il mar, poiché sostenne
Sulla conchiglia assise, e vezzeggiate
Dalla Diva le Grazie, e a sommo il flutto.
Quante alla prima prima aura di zeffiro
Le frotte delle vaghe api prorompono,70
E più e più succedenti invide ronzano
A far lunghi di sè aerei grappoli,
Vanno aliando su’ nettarei calici.
E del mele futuro in cor s’allegrano;
Tante a fior dell’immenso radiante75
Ardìan mostrarsi a mezzo il flutto ignude,
Le amorose Nereidi oceanine,
E a drappelli agilissime seguendo
La gioia alata degli Dei foriera,
Gittavan perle; dell’ingenue Grazie80
Il bacio le Nereidi sospirando. Poi come l’orme della Diva, e il riso
Delle vergini sue fer di Citera
Sacro il lito, un’ignota violetta
Spuntò al piè de’ cipressi, e d’improvviso85
Molte purpuree rose amabilmente
Si cangiarono in candide. Fu quindi