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Vedova, da che fuggi ove a congiura
Tutti stanno gli Argivi a darti assalto
E trucidarti. Allor mi t’apri o terra:
Unica amica mi sarà la morte.
A chi mai per conforto? Ahi tutta al pianto
Ettore allor mi lascierai: pur vedi
Che madre pia, nè padre
pia, nè padre a me non vive.
D’Ezïone padre mio nel sangue
Bagnossi Achille; gli radea le rocche
Di Tebe altera popolosa reggia
De’ cilici beati; e forse il tenne
Religïon; nè lo spogliò, dell’arme
Diello ornato alla pira, e delle glebe
Materne all’ossa un tumulo permise,
E gli olmi quete intorno ombre gli danno
Piantati dalle pie figlie di Giove
Oreadi ninfe. Io nel suo tetto un giorno
Compagni mi vedea sette fratelli,
Ma colti fra le mandre e le tranquille
Candide agnelle un’ora sola e Achille
Me li rapian. Regina era d’onori
La genitrice mia, donna beata,
D’Ipoplaco selvosa: indi fu l’una
Delle schiave d’Achille. Assai tesoro
Pur la redense, e, ritoccato appena
Il tetto suo, Diana a me l’uccise.
Tu padre a me, fratello sei, tu madre.