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Incontro d’Ettore e d’Andromaca
nel libro VI.

                    A tutta lena Ettore diessi
A ritornar su l’orme sue per entro
Le vie alte di case, e traversando
Troia grande quant’era al piè divenne
Dell’altre porte Scee. Quivi alla pugna
Gli s’apriva l’uscita; e sciolta in pianto
Gli corse innanzi Andromaca e il rattenne, ec.
Dall’Ipoplacia Tebe ella con molto
Oro dotale al grande Ettore in Ilio
Bella, santa consorte era venuta.
Unico nato a lei tenero figlio
Beltà parea d’astro sorgente, a lato
Veniale allora in petto alla nudrice.
Scamandrio il padre lo nomò, e l’udiva
Appellar dalle genti Astianatte,
Quando a Troia era scudo Ettore solo.
Silenzioso ei sorridea con tutti
Gli occhi mirando al pargoletto; e innanzi
Gli si frappose Andromaca, e la destra
Pur a due mani gli stringea piangendo:
     Magnanimo, gli disse, il tuo valore
Ti perderà: nè di figliuol lattante
Nè di moglie ti duole, ahi fra non molto