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Alto quà e là s’udia sorgere il grido
Di ciascun duce alla sua squadra, e tutte
Silenzïose, riverenti a’ duci;
Nè d’esercito tanto avresti detto
Che le schiere nel petto avesser voce:
Militava ogni gente insigne d’armi
Diverse, e luce discorrea da tutte.
     Ma qual da greggie immense, entro le chiuse
D’opulente signor, ove del pingue
Latte sien munte, e van belando a’ lai
De’ loro agnelli; tal sorgea confuso
E diffondeasi un ulular sul vasto
Esercito Iliense ove non una
Era voce o loquela; e i tanti aiuti
Da varie terre frammescean le lingue, ec.

Enea ferito da Diomede e preservato da Venere,
libro V
.

     Ma con l’asta e lo scudo Enea proruppe
E a guisa di leon quando più fida
Nella sua possa, ei circondava a grandi
Passi e da’ Greci custodiva il morto (Pandaro)
Che non fosse predato; e d’ogni parte
Protendendo lo scudo e lunga l’asta,
Lontan voi tutti o chi verrà l’uccido,
Vociferava orribile: e il Tidide