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Ed Elena s’assise: e le pupille
A sè raccolte, il trafiggea di motti.
     Torni sì ratto a me dal campo? oh fossi
485Quivi giaciuto, e il signor mio possente
A chi m’hai tolta, sì t’avesse ucciso!
Pur chi dianzi t’udiva, eri tu il forte
Tu d’asta, tu di man, tu di prodezze
Più del guerriero Menelao. Ritenta
490Quel guerrier Menelao; scendi e l’invita
Teco a pugnar. Se credi a me, t’accheta,
Non avventarti alle battaglie, e fuggi,
Fuggi da Menelao che non ti sveni.
     Non più, diss’ei, non accorarmi, o donna,
495De’ tuoi dispregi. Or Pallade e l’Atride
M’han vinto. Anch’io veggio presenti i Numi,
E il vincerò quando che sia. Deh sorgi
Pace farem dolcissima abbracciati.
Ardemi amore or più che mai; nè quando
500Predaiti a Sparta, e veleggiando i mari,
Di Cranae t’approdai nell’isoletta,
Quel primo dì ch’io delle tue bellezze
Fui lieto alfin, non mi struggea sì fiero
Nè sì caro il desio che m’innamora.
     505Ei salì primo a’ molli strati, ed ella
Seguialo; e il sonno li sopìa congiunti
     Ma come belva Menelao vagava
Qua e là per entro le turbe nemiche,
Se adocchiasse Alessandro, e a’ federati