Pagina:Opere scelte di Ugo Foscolo II.djvu/216


215

Per Elena n’andò: poggiò alla torre
Eccelsa ov’era di Dardanie donne
430Molta adunanza, ed Elena nel mezzo.
Le tentò il lembo (e il peplo odorò l’aure)
Venere d’una mano, e come fosse
La filatrice delle lane antica,
Che molto a Sparta oprato avea leggiadri
435Manti di lane alla regina, e in Ilio
La seguiva amorosa, aspra di rughe
La Dea pareva, e susurrava: Or vieni;
Alessandro è nel talamo, e t’aspetta;
Vedrai fiorirgli di bellezza il viso,
440Fiorir le vesti, e non dirai ch’ei torni
D’una battaglia; ben dirai che al ballo
S’accinge, o siede a respirar dal ballo.
     Ogni parola ad Elena piovea
Nel secreto del cor: poi quando a lei
445Il roseo collo della Dea rifulse,
E la spirante voluttà dal petto
Vide, e il foco raggiar dalle pupille,
La guardò impaurita, e le si dolse:
Funesta Dea, mi sedurrai te sempre!
450Che sai più farmi? strascinarmi in altre
Città di Frigia o di Meonia a un nuovo
Amico tuo? o Paride fu vinto,
E tu all’insidie torni, onde alle case
Io, trista! io maî di Menelao non torni?