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Pur nè ad infamia appor mi dei, se d’altre
Grazie l’amabil Venere mi adorna;
75Chè a grado degli Dei piovono i doni.
Chi può sdegnarli? nè chi vuol gl’impetra.
Ben, come imponi, io pugnerò; ma inermi
Posin Teucri ed Argivi. A me la cara
Donna e gli averi, quanti in Ilio addusse.
80A petto a petto Menelao contenda,
E sian del vincitor moglie e corredo.
Voi con l’ostie su l’ara indi la pace
Santificate; e liberi le amene
Piagge d’Ilio godrete; essi n’andranno
85A riveder le belle donne in Argo,
     Rasserenossi Ettore; e fra’ due campi
Precorse, e stretto a mezza l’asta il pugno,
Sostava i suoi: parean campo di biade
Qualor comincia a riposarsi il vento:
90E al suo cimier correan sassi di fionde,
Stridean saette. Or, non ferite, Argivi,
Gridò eminente Agamennon dal carro;
Figli de’ Greci riposate gli archi;
Par che dirne parole Ettore accenni.
95Quetaron muti, e fra’ due campi Ettore,
Teucri udite, esclamò, Danai m’udite:
Paride, ond’arse fra di voi la guerra,
Propone tregua all’armi vostre, e appella
L’Atride Menelao seco a duello;