Pagina:Opere scelte di Ugo Foscolo II.djvu/189

188

Omero dunque mirava in questi versi a quell’idea religiosa quasi che tutti gli elementi circostanti s’accorgessero della voluntà di Giove, Il che sento nella voce ambrosia, la quale non per tanto sarebbe indistinta nella lingua italiana, e la perifrasi la stemprerebbe.

Ἄρα. Particella ridondante che cospira all’armonia rappresentativa del verso. Niun interprete la spiega, niun traduttore saprebbe assumerla con garbo.

Ἄνακτος. Omero non dà il titolo di Re che a Giove, a Febo ed a pochissimi altri Dei, per eccellenza. Noi lo confondiamo con βασιλεὺς perchè non conosciamo la proprietà vera di questo attributo. Così fra latini Sanctus e Sanctissimus era soprannome di Ercole1.

Κρατὸς. Certamente capo; ma la mia fantasia non può scompagnare da questa voce l’idea della potenza e della sapienza dettatami dalla stessa voce Κράτος forza, impero assoluto; idea forse derivata dalla superiorità della ragione umana.

«Ad un tratto cangiò; de la vecchiezza
«Spogliossi; grazia e venustà spirava
«De la persona; e le sue vesti empiro
«D’odor l’aura d’intorno.

Inno a Cerere attribuito ad Omero: versi
d’Ippolido Pindemonte.

  1. Vedi Prop., lib. iv, eleg. ix, ubi vide Broakhusium.