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Ἀμβρόσιαι. Voce piena di fragranza, di mollezza, e di deità. Virgilio la derivò1; ma nè Servio, grammatico della lingua latina vivente, sa darne idea precisa. Negli antichi l’ambrosia è cibo degli Dei; spesso ne’ greci bevanda: talvolta unguento che fa incorruttibili i corpi2. Gl’interpreti tutti a questo luogo si ostinano a tradurre chiome divine, immortali, dall’alfa privativo e da βροτὸς mortale. Ma questo significato primitivo e generale seconda gli accidenti delle cose alle quali si riferisce. Ambrosia spesso si scambia con nettare e nell’Iliade le vesti degli eroi sono nettaree3. La veste ambrosia in che fu involto il cadavere di Achille pare che ardesse colla pira4; e Silio attribuisce capelli ambrosii a un fanciullo morente5. L’olio ambrosio con che Giunone si fa bella per allettar Giove è soave e odorifero6. La fragranza era a’ mortali indizio d’un iddio presente7, e Ippolito conosce Diana all’odore celeste8.

  1. Eneid., lib. i, 650. — Servio, ivi.
  2. Georg. iv, 450.
  3. Lib. xviii, 25.
  4. Odisea, lib. xxiv. 52-57.
  5. Lib. xii, 245, Ambrosiae cecidere comae
  6. Iliade, lib. xiv, 272.
  7. Ivi, lib. xiv, 170. — Odissea, lib. viii, 364.
  8. Euripide, Ippol. v. 1392 e seg. «Così detto la Dea sembianze e forma