Pagina:Opere scelte di Ugo Foscolo II.djvu/187

186

vede che gli Dei di Pindaro assentirono accennando col capo. Or traduci chinare le ciglia, piegarle, farle muovere, inarcarle, accennare, dar segno, non dipingerai mai il rapidissimo consenso degli occhi e delle sopracciglia al moto della testa; nè l’espressione della fronte, da cui si emana tranquillamente, e s’effettua istantaneamente la volontà dell’onnipossente.

Κυανέῃσιν. Il poeta dà questo aggiunto anche all’alto mare1: Mosco chiama cerulea la notte senza luna2: niuno ch’io sappia usò fra’ latini prima di Virgilio3 questo colore per nero; nondimeno la coerulea Mors di Albinovano4 ci trae di dubbio sul senso che allora assegnavano a questa parola. Ma noi traducendo nero, perdiamo ad ogni modo la grazia del traslato e le idee concomitanti. Ciglia cerulee e fosco-azzurre nella lingua italiana dissentono dalle immagini umane abbellite da’ poeti nella divinità. Io vedo nella parola greca lo splendore che tramanda il velluto nero che gli artefici imbevono prima di tinte azzurre onde non imprigioni tutti i raggi della luce; ma come tradurla?

  1. Iliad., lib. i, 89.
  2. Idilio ad Espero.
  3. Eneide, lib. ii, 55.
  4. Ad Liviam, eleg. i, 93.