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695E in silenzio le luci ampie chinava,
Ammansandosi il cor. N’increbbe agli altri
Della casa di Giove abitatori,
E pria Vulcano artefice divino
Si fè co’ detti a rattemprar la madre:
     700Ahi sciagura, sciagura! E cui dà il core
Di tollerarla? E fremerà l’Olimpo
Sempre in rancori per umana plebe?
Oh se il peggio prevale, ove n’andrai,
O voluttà delle soavi mense!
705Io la divina genitrice prego
Di ciò ch’ella pur vede; al caro padre
Ritorni omai graziosa d’amore,
Ond’ei pur minacciando non conturbi
Le feste de’ conviti. Ove talenti
710Di sgominarne i troni tuttiquanti
Al signor delle folgori, chi Dio,
Chi sosterrebbe la Saturnia possa?
Deh! tu gli porgi amabili parole,
E a noi l’Olimpo si farà sereno.
     715Disse; e il calice gemino ritondo
Alla regina d’immortal bellezza
Offeria susurrando: Or ti dà pace,
Or le doglianze nel tuo petto affrena,
Ch’io con questi occhi ti vedrei star sopra
720La destra onnipotente: ahi l’amor mio
Non ti darebbe, nè il mio pianto aita.