Nell’universo col mio capo assento
Fia vero, pieno, irrevocato. Disse;
E accennò i neri sopraccigli: al Sire
Saturnio i crini ambrosii s’agitarono 645Sulla testa immortale, e dalle vette
A fondamenti n’ondeggiò l’Olimpo.
Così si dipartiro. Ella d’un salto
Dall’aureo ciel nel pelago s’immerse
E ver la reggia sua mosse il Tonante. 650Sursero i Divi all’apparir del padre
Tutti ad un tempo da lor troni, e nullo
Iddio ristando, il suo venir sostenne,
Ma si fean riverenti a rincontrarlo.
Ei sul trono s’assise. E perchè accorta 655Si fu Giuno di lui quando alle preci
Adocchiò Teti dall’argentee piante,
Candida prole del marino antico,
Pronta a Giove ritorse amari detti.
Chi degl’Iddii, macchinator, ti strinse 660Dianzi a consigli? Accorgimenti arcani,
Arcani a me, ti sono unica gioia,
Nè mai spontanea mi s’aprì tua mente.
Ma il Padre de’ mortali e de’ celesti,
Indarno, disse, t’argomenti, o Diva, 665Di veder tutto il mio senno supremo,
E a te benchè mia sposa arduo saria.
Cose cui dato sia l’appalesarsi,